La Nuova Sardegna

Sassari

«Stop ai diserbanti per pulire le cunette: effetti devastanti»

di Mauro Tedde
«Stop ai diserbanti per pulire le cunette: effetti devastanti»

L’ammonimento di Mirko Piras, dottore in Scienze naturali Si elimina vegetazione preziosa e si aumenta solo la Co2

09 febbraio 2014
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SASSARI. Delle dichiarazioni dell’assessore regionale all’Ambiente Biancareddu, che ad aprile invitava l’Anas a “sospendere immediatamente l’utilizzo del diserbante chimico per la pulitura delle cunette” nessuno si è curato, e tanto meno lui, visto che tale pratica è stata mantenuta e continua ad essere attuata lungo la SS 131, la SS 127 e altre strade della regione, incluse le ferrovie gestite dall’Arst.

La grande mobilitazione contro l’uso dei diserbanti chimici e a favore del ripristino di tecniche meccaniche per la gestione della vegetazione delle cunette stradali e lungo le linee ferroviarie, pare non aver intaccato minimamente la possibilità che Anas e Arst hanno di distribuire questi prodotti venefici sul territorio”.

A parlare è Mirko Piras, dottore in Scienze naturali, che del problema si sta occupando da anni. Inascoltato.

«E’ paradossale che un trenino verde rilasci sostanze pericolose per la salute degli ecosistemi, uomo incluso, e capaci di peggiorare la qualità del paesaggio che ha la pretesa di tutelare con la sua presenza - sostiene Mirko Piras - come è paradossale che si parli di pulizia delle cunette invece che di guerra alle piante spontanee.

Questo atteggiamento “fitoxenofobo” non tiene in considerazione l’importanza che la vegetazione riveste in questi luoghi. Si parla tanto di effetto serra, si firmano accordi internazionali per la riduzione delle emissioni di Co2, si pensa solo a produrre energia da fonti “green”, invece che cercare di aumentare la quantità di carbonio fissata negli organismi viventi.

Diserbare chimicamente due metri di cunetta (o ferrovia) significa eliminare la vegetazione per centinaia di Km², provocando, in assenza di radici, macro e microrganismi, la perdita di sostanza organica contenuta nel suolo su cui tali piante crescono e che contribuiscono a costruire, incrementando ulteriormente le emissioni di Co2.

Nelle zone in cui la pratica del diserbo chimico si perpetua da diversi anni si è innescato un processo regressivo e in alcuni tratti non cresce più nessuna specie vegetale mentre piccole porzioni vengono occupate unicamente da comunità semplificate (i muschi)”.

La presenza della vegetazione lungo le cunette, grazie alle trame che le radici formano, è capace di setacciare le acque che vi confluiscono depurandole ed evitando che tutti i prodotti rilasciati dal passaggio di auto e mezzi finiscano nelle falde o nei corsi d’acqua.

A questa sopraggiunta incapacità di fitodepurazione si sommano gli effetti prodotti dalla persistenza del Glyphosate, la cui pericolosità è incrementata se associato ad un additivo, il cui acronimo è POEA, 30 volte più tossico dell’erbicida.

La presenza dell’erbicida e dei suoi metaboliti ha delle implicazioni notevoli sulla salute e sulla vita degli anfibi, pericolosamente in declino in tutte le regioni del paese.

Per quanto riguarda la salute umana, esiste una raccolta di studi nella quale vengono messi a disposizione i risultati di diverse ricerche sugli effetti teratogeni del glyphosate e sulle sue interazioni negative con il sistema riproduttivo e le sue correlazioni con l’aumento dell’incidenza dei linfomi non-Hodgkin.

«Sia Anas che Arst non tengono minimamente conto di questo - sostiene lo studioso - ed aspergono con colpevole negligenza tutto quello che incontrano lungo il cammino, senza preoccuparsi di segnalare ai cittadini l’area interessata da tale intervento».

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