La Nuova Sardegna

Sassari

Allarme tsunami, un sismografo anche nel Sassarese

di Paoletta Farina
Allarme tsunami, un sismografo anche nel Sassarese

Un inviato dell’Istituto nazionale di geofisica stabilirà se si può installare una nuova stazione, quella di Oschiri è stata danneggiata dai vandali. La Sardegna nella rete di controllo contro il rischio di un'onda marina

06 maggio 2014
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SASSARI. Sarà potenziata la rete di stazioni per registrare la sismicità in Sardegna e un nuovo sismometro, l’apparecchio che appunto registra le vibrazioni provocate dai terremoti, potrebbe essere sistemato proprio nel Sassarese. Domani arriva in Sardegna un “inviato” dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, per verificare una situazione che vede il Nord Sardegna completamente sguarnito di punti di rilevamento dopo che due anni fa vandali rimasti sconosciuti hanno mandato in tilt il sismometro (la nuova generazione di sismografi digitali) situato a Oschiri, rubandone la parabola.

«In Sardegna adesso sono soltanto tre le apparecchiature in funzione: due nel Cagliaritano e una nel Nuorese. Un numero di strumenti insufficienti a registrare e studiare i movimenti tellurici locali ma anche quelli lontani – afferma Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell’Ingv e a lungo direttore del centro terremoti dell’Istituto –. E siccome c’è un progetto di Rete del Mediterraneo, il nostro sopralluogo nell’isola ci permetterà di valutare le diverse strade da percorrere per dotarla di zone di rilevamento più numerose».

Il direttore Amato dice che «in primo luogo vogliamo stabilire se si possa ripristinare l’apparecchiatura presente a Oschiri, un lavoro che era stato eseguito con ottimi risultati grazie alla collaborazione del Comune, e che è stato vanificato dall’atto sconsiderato dei vandali. L’altra ipotesi è che possa essere attrezzata una stazione più a Nord Ovest, complementare a quella oschirese o in alternativa».

Non che la zona nord dell’isola sia completamente sguarnita di controlli, perché suppliscono le stazioni esistenti in Corsica al quale l’Ingv è collegato. Ma parzialmente. Lo scorso settembre una scossa fu avvertita in maniera sensibile, ad esempio, nella parte alta di Sassari, anche se i sismografi non l’avevano segnalata. Un fatto che aveva messo in allarme gli appassionati locali di sismologia, tra cui c’è il giovane sassarese Pietro Serra. Ed è stato lui, proprio per i rapporti costanti che ha con l’Ingv, a segnalare con forza la necessità di estendere la rete di rilevamento: «Ho trovato sensibilità da parte degli esperti dell’Istituto e sono soddisfatto che adesso vengano a conoscere di persona la situazione».

La Sardegna, notoriamente, è una zona poco sismica: è un blocco stabile che si è staccato più di 20 milioni di anni fa da quello che è il continente europeo. «Ma questo non significa – avverte Alessandro Amato – che terremoti non possano verificarsi. Negli ultimi 30 anni questi fenomeni si sono registrati perloppiù a mare, a largo di Olbia. Ma nel 1948 una fortissima scossa fece tremare la Sardegna». E quindi ben venga un nuovo sismografo a monitorare i movimenti della terra.

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