La Nuova Sardegna

Sassari

Metano, sì ai rigassificatori a Porto Torres e nel Sulcis

di Alfredo Franchini
Metano, sì ai rigassificatori a Porto Torres e nel Sulcis

Dopo la rinuncia al gasdotto dall’Algeria la Regione valuta le alternative perché anche nell’isola l’energia possa costare finalmente di meno

15 maggio 2014
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CAGLIARI. Il gasdotto con l’Algeria non si farà ma la Regione non rinuncia alla metanizzazione che farebbe abbassare il costo della bolletta energetica dei sardi. La soluzione migliore sarà indicata da un «Advisor» che la giunta Pigliaru sceglierà attraverso un bando. In realtà, le soluzioni sembrano obbligate: una volta scartata la possibilità di far arrivare il gas attraverso una condotta sottomarina, restano le navi metaniere e i rigassificatori, cioè quegli impianti industriali che permettono di riportare il prodotto dallo stato liquido, così come viene trasportato dalle navi, a quello gassoso. I privati. I rigassificatori devono essere realizzati dai privati e in Sardegna ci sono diversi gruppi interessati. Su tutti la Saras dei fratelli Moratti.

La raffineria ha beneficiato dal 1992 del premio «Cip 6», (una delibera del Cipe), con cui vennero stabiliti prezzi incentivati per l'energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili. Un premio che ha pesato sulla bolletta dei cittadini e che ora è in scadenza. La Saras è in trattativa con il governo ma il Cip 6 è destinato a sparire. Da qui l’interesse dei Moratti a spostare il business su un rigassificatore. I soci russi. I margini della raffinazione del petrolio si stanno riducendo sempre più, (ieri Saras ha chiuso il primo trimestre con un risultato netto in perdita di 40,4 milioni di euro contro i 10,7 milioni di rosso dello stesso periodo del 2013), mentre salgono i profitti della Sarlux, (società controllata al 100 per cento), una centrale elettrica che produce energia dalla gassificazione del Tar, il residuo tossico difficile da smaltire.

L’interesse dei Moratti si sposa con quello dei principali soci della Saras, la Rosneft, principale società russa nel settore petrolifero. Altri privati e il Qatar. Tra gli altri privati interessati alla rigassificazione ci sono Paolo Clivati (l’imprenditore di Ottana Energia), il gruppo Hera, società multiservizi che a Sassari città partecipa alla costruzione della rete del gas, e persino il Qatar i cui investimenti si dirigono principalmente al turismo, (Costa Smeralda) ma che non può tradire l’origine del proprio business: l’energia. I siti. I rigassificatori devono necessariamente essere costruiti in zone vicine alle coste, (sempre nel rispetto dei vincoli esistenti). E quindi la collocazione «ideale» è nel Sulcis, (e qui ci sarebbe l’interesse di Paolo Clivati), e a Porto Torres dove il gruppo Hera potrebbe accontentarsi dei depositi costieri se la realizzazione degli impianti dovesse essere fatta da qualche colosso dell’energia. Se uno dei rigassificatori fosse realizzato da Saras e Rosneft, l’impianto potrebbe sorgere nella sterminata area Saras di Sarroch. Il mercato. Quello del gas è un mercato in continua evoluzione per via delle continue scoperte di giacimenti e anche per il progredire delle tecnologie.

Tra i nuovi giacimenti il maggiore è stato scoperto dall’Eni tra il Madagascar e l’Africa, in Qatar e in Russia. I giacimenti africani, molto consistenti, sono troppo lontani (e spesso in Paesi con situazioni politiche poco affidabili), per cui l’Europa resta dipendente dal gas proveniente dalla Russia e da altri paesi dell’Est. Tecnologie. L’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, si affida alle nuove tecnologie: ora è possibile estrarre petrolio anche dal materiale inerte e così non c’è più la paura che la materia prima possa finire. Inoltre, si potrebbe trasportare il gas compresso (invece che allo stato liquido); ma è un problema più difficile da risolvere le breve periodo. I sardi non possono più aspettare: se ci fosse stato il metano, secondo i calcoli del Galsi, ogni famiglia avrebbe risparmiato almeno 270 euro l’anno. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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