Chiama la famiglia nel Vercellese dalla Sardegna, ma sono tutti morti: uccisi da suo figlio
Gianluca Manavella stava rientrando dall’isola dove ha seguito un corso di formazione, il figlio Lorenzo si è consegnato alla polizia con gli abiti sporchi di sangue
VERCELLI. È partito dalla Sardegna, l’allarme che stamane ha consentito di scoprire una strage di famiglia a Santhià, nel Vercellese. Una donna di 56 anni, Patrizia Manavella, è stata trovata morta questa mattina in un letto nella villa di famiglia con ferite da arma da taglio sul corpo. La vittima, a quanto si apprende, si era recata nell’appartamento dove vivono i genitori, Tullio Manavella e Tina Bono.
Successivamente in un’altra parte della villetta sono stati trovati anche i cadaveri dei genitori. Nell’appartamento a fianco alla villetta bifamiliare di via Marconi, vivono il fratello della vittima, Gianluca, e il figlio Lorenzo.
L’allarme è stato dato da Gianluca che sta rientrando dalla Sardegna ed è atteso a Santhià in serata: era nell’isola in questi giorni per un corso di aggiornamento professionale.
Nelle prime ore della mattinata, non ricevendo risposta al telefono nè dai genitori (entrambi ottantenni e con Tina costretta su una sedia a rotelle) nè dalla sorella, nè dal figlio, Gianluca Manavella ha allertato un amico, presidente della locale squadra di volley, in cui gioca il figlio Lorenzo, chiedendogli di andare a controllare. L’amico è riuscito a entrare in casa, insieme alla badante della coppia di anziani, solo grazie ai vigili del fuoco, che hanno sfondato la porta.
Le forze dell’ordine hanno cercato a lungo Lorenzo Manavella, 25 anni, nipote delle vittime e che viveva con il padre Gianluca, nell’appartamento accanto a quello in cui sono stati trovati i tre corpi. La sua bici è stata trovata vicino alla stazione ferroviaria, lui in serata è arrivato in treno a Venezia e si è consegnato alla polizia, gli abiti sporchi di sangue. In stato confusionale avrebbe confessato: «Sono stato io.. voglio costituirmi a voi poliziotti, non a Vercelli»