La Nuova Sardegna

Sassari

Detenuto si suicida in cella a Bancali

di Pinuccio Saba
Detenuto si suicida in cella a Bancali

Inutili i soccorsi della polizia penitenziaria e degli infermieri. Accertamenti della Procura della Repubblica

08 settembre 2014
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SASSARI. Il dramma si è consumato in pochi minuti, fra le 19,30 e le 19,40 di sabato, in una cella del nuovo carcere di Bancali. In quei dieci minuti Francesco Saverio Russo, 34 anni di Alghero, si è legato al collo un cappio fatto con le lenzuola e si è ucciso. Stava scontando un “cumulo di pena” per una serie di reati che andavano dal furto alle lesioni. Inutili i soccorsi degli uomini della polizia penitenziaria e di due infermieri. Sull’episodio, nonostante sia lineare nella ricostruzione fornita dalle autorità carcerarie, dovrà fare luce l’inchiesta già avviata dalla procura della Repubblica del tribunale di Sassari.

Sabato sera, come sempre, gli uomini della polizia penitenziaria hanno effettuato il solito giro di controllo. I detenuti erano rientrati da poco nelle celle e gli agenti stavano effettuando la cosiddetta “conta”. Un normale giro di controllo, come tante altre sere. Anche Francesco Saverio Russo era nella propria cella. Dove era solo. Non andava d’accordo con gli altri detenuti forse anche a causa della suo carattere. Scontroso, poco incline alla fraternizzazione con gli altri compagni di reclusione, tanto che aveva preferito stare in cella da solo.

Nessun problema psichico o psicologico, come accade a tanti detenuti dopo un periodo più o meno lungo di carcerazione. Francesco Saverio Russo sembrava aver reagito bene anche alla revoca del permesso di poter lavorare fuori dal carcere (articolo 21 dell’ordinamento penitenziario), permesso che gli era stato revocato dopo le contestazioni di alcune infrazioni al regolamento carcerario. Niente di rilevante, tanto che gli avvocati difensori Paolo Spano ed Elias Vacca avevano chiesto la revoca del provvedimento, in attesa dell’udienza al tribunale di sorveglianza che a novembre doveva decidere sulla concessione della semilibertà.

Era contrariato e abbattuto, Russo. Questo sì. Quelle poche ore fuori dal carcere, in un negozio di informatica, per lui significavano molto, ma niente sembrava far presagire il dramma di sabato pomeriggio. Tanto che Francesco Saverio Russo non era stato inserito fra i detenuti a rischio o fra quelli che necessitano di un trattamento psico-farmacologico. Solo un antistaminico per una leggera forma d’asma. Avantieri, appena terminato il giro di controllo, agli uomini della polizia penitenziaria si è aggiunto un infermiere. Stavolta per la quotidiana distribuzione delle medicine: da quelle per patologie fisiologiche, ai trattamenti con gli psicofarmaci.

A Francesco Saverio Russo doveva essere somministrato un antistaminico, ma quando l’infermiere lo ha invitato ad affacciarsi sulla porta della cella (che era aperta) non ha ricevuto alcuna risposta. Accompagnato da un agente, l’infermiere è entrato nella cella e solo allora ha scorto, all’interno del bagno, il corpo di Francesco Saverio Russo.

Mentre scattava l’allarme, l’infermiere ha adagiato il corpo dell’uomo sul pavimento della cella e ha provato a soccorrerlo con le tecniche di rianimazione cardiopolmonare. È intervenuto anche un secondo infermiere, ma è stato tutto inutile: Francesco Saverio Russo era già morto.

La notizia del suicidio è stata comunicata alla famiglia del detenuto che ha reagito con disperazione e sgomento. Dell’episodio è stato immediatamente informato anche il sostituto procuratore di turno che, probabilmente oggi, disporrà l’autopsia prima di decidere se e come proseguire gli accertamenti.

Quello di Francesco Saverio Russo è il primo suicidio che si registra nel nuovo carcere di Bancali, anche se non sono mancati episodi di autolesiosnismo e tentativi di togliersi la vita soprattutto da parte di detenuti stranieri. Tentativi andati a vuoto grazie all’intervento del personale di sorveglianza.

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