La Nuova Sardegna

Sassari

Platamona, dopo il crollo alla Rotonda viaggio nella spiaggia decaduta: edifici pericolanti e incuria

di Luigi Soriga
Un'immagine simbolo del degrado di Platamona: la recinzione del Lido Iride distrutta
Un'immagine simbolo del degrado di Platamona: la recinzione del Lido Iride distrutta

I bagnanti trascorrono le loro vacanze da decenni accanto a strutture di cemento che cadono a pezzi. I 10 chilometri di arenile che uniscono il litorale a Punta Tramontana sono disseminati di insidie

23 luglio 2015
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SASSARI. Il giorno dopo c’è il pellegrinaggio degli scampati. Gruppetti di ragazzini si fermano davanti al muro crollato, pesano con lo sguardo i massi da un quintale franati giù dalla Rotonda, e pensano a tutte le volte che lì sotto, in quella manciata di metri quadrati d’ombra gratuita, ci stavano loro a mangiare il panino.

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Fa effetto sapere di aver rischiato la pelle, senza averne la più pallida consapevolezza. Colpisce a tal punto che tre ragazzini di 16 o 18 anni si divorano tutto d’un fiato le pagine di cronaca del giornale. Uno commenta: «Leggi qua, guarda che cazzata: “Non era prevedibile, è una fatalità”. Cioè: questo muro avrà almeno 60 anni, e il sindaco dice che era tutto a posto perché non dava segni di cedimento? E’ come se mia nonna non andasse mai a fare un controllo dal medico perché non le viene la febbre».

Altri bagnanti invece si lamentano per il degrado, che ormai metastatizza ogni angolo del litorale: «Questo è il colpo di grazia: dovunque ti giri, c’è solo abbandono e macerie». Il fatto è che il vento, il mare e la salsedine non fanno sconti, ed è normale che a un certo punto srotolino il loro scontrino salato. La natura cerca semplicemente di riprendersi il maltolto.

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La Torretta. Da anni il maestrale prende a spallate la Torretta di Abbacurrente, e gli operai spingono dall’altra parte puntellandola con una impalcatura. Il cantiere è interdetto all’accesso, perché la struttura deve ancora essere rinforzata. Eppure la domenica, quando i tecnici e i muratori non ci sono, alcune persone continuano a bazzicare attorno alla torretta, infischiandosene dei divieti. Purtroppo i dieci chilometri di arenile che cuciscono Platamona con Punta Tramontana, sono disseminati di insidie. Alcune sono evidenti, e solleticano a una prima occhiata l’istinto di autoconservazione.

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Lido Iride. Uno di questi è senz’altro il Lido Iride. Una persona equipaggiata con una dotazione standard di neuroni, capirebbe che tra quelle macerie e la forza di gravità, è un braccio di ferro quotidiano. Meglio starsene alla larga. E invece ciò che accade è stupefacente: il Comune di Sorso qualche anno fa aveva blindato l’area con una serie di transenne. Ma da diverso tempo quella messa in sicurezza è diventato un colabrodo, perché la recinzione è di ferro, la salsedine l’ha rosicchiata e ha ceduto in moltissime parti.

Ci saranno almeno una decina di varchi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Due aperture sono sicuramente molto comode, perché tracciano una scorciatoia fra il parcheggio e la spiaggia. E infatti molti bagnanti, come una colonia di formiche pigre, preferiscono tagliare dritti e attraversare l’area posta sotto sequestro. Lambendo con assoluta disinvoltura strutture in cemento armato crivellate dagli anni e in piedi per miracolo. Poi, sotto il porticato dell’edificio più imponente, una schiera di extracomunitari puntualmente banchetta e si concede un pisolino pomeridiano. Ed è come scegliere di fare la nanna sotto una ghigliottina.

Lido di Sassari. Lo scenario non cambia molto sotto le rovine del Lido di Sassari. Questa volta c’è meno cemento armato, ma più legni aguzzi. Però l’ombra gratuita di un tetto, anche se pericolante, è un lusso che attira i ragazzi. Stanno sdraiati sugli asciugamani a pochi centimetri dai legni anneriti e dalle pareti della vecchia spaghetteria, al fresco, tranquilli, incoscienti, senza minimamente immaginare quanto in quel momento stiano importunando la sorte.

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Il Comune di Sassari, che con un funambolismo verbale ha parlato di messa in sicurezza dell’area, tutto ciò che ha messo in campo è stata una recinzione posticcia. Avrà funzionato forse per un mese. Adesso è accartocciata, e basta sollevare un tantino la gamba per scavalcarla. E infatti dentro l’ex Lido di Sassari passeggiano i bagnanti, ed è pieno di resti di panini e bibite consumati all’ombra. Da pochi giorni sono scaduti i termini concessi al privato per bonificare l’area, e il Comune può intervenire addebitando le spese.

Porchile. I due Lidi però sono pericoli che mostrano le zanne. Ce ne sono altri che invece si mimetizzano sornioni. Il litorale di Porchile è uno di questi. Negli ultimi vent’anni il mare si è mangiato una strisciata di spiaggia di almeno cinque metri, e quindi le zampate del maestrale d’inverno grattano sui costoni di roccia. Il materiale è molto friabile, alcune porzioni si sono già staccate, altre invece stanno in attesa a tre metri di altezza.

Che tutto è precario lo si vede dalle scalinate abusive sbriciolate sull’arenile, oppure dai muri di contenimento che ormai penzolano quasi nel vuoto. Chi prende il sole in spiaggia oppure cammina a ridosso delle pareti rocciose, dovrebbe avere la prudenza di prendersi un paio di metri di distanza. Invece si sfiora il pericolo con enorme disinvoltura.

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La Marina. Ma anche il muraglione di contenimento della Marina di Sorso si offre come un’insidia silenziosa. In effetti il camminamento in cemento sembra del tutto integro, senza crepe superficiali. E affacciandosi sulla spiaggia si vede la massicciata che stempera l’aggressività delle onde. La Marina, insomma, ha tutta l’aria di essere un presidio sicuro. Ma una porzione del muro mostra già evidenti segni di cedimento, con un dislivello sul camminamento in cemento. Se dovesse franare, sarebbe una valanga di massi ancora più devastante di quella della Rotonda.

Marritza. E infine il tratto di litorale di Marritza. La sabbia è scomparsa, la sua azione dissipatrice viene meno e la forza delle onde e dell’erosione ogni anno si moltiplica. Così le case edificate a pochi metri dalla battigia sono in pericolo. Una di queste è ormai condannata, perché il mare ha scavato sotto, rosicchiato le fondamenta e portato via dei pilastri. Una recinzione e un cartello avvertono: “Pedoni sul lato opposto”. Ma il lato opposto, nelle giornate di risacca, è il mare.

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