La Nuova Sardegna

Sassari

candelieri e polemiche

Sassari, una Faradda geneticamente modificata

di Luigi Soriga
Sassari, una Faradda geneticamente modificata

I gremi lamentano la perdita di tradizione e valori: insulti e livore verso il sindaco, tensioni, risse e festival della sbronza

17 agosto 2015
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Più che una discesa, una deriva. L’ultima edizione dei Candelieri sta facendo molto parlare di sè, perché ha dimostrato che negli anni qualcosa sta cambiando. La Faradda si sta trasformando in una sorta di Ogm, una festa geneticamente modificata che si allontana sempre di più dalle proprie origini.

Festival della sbronza. Verrebbe da dire che il senso religioso e civico sembra essere essersi molto annacquato. Ma forse, “annacquato”, è l’aggettivo meno adatto per descrivere lo stemperarsi dei valori. I primi a provare un retrogusto amaro e una punta di disagio sono gli stessi gremi. Attorno ai ceri hanno percepito un coinvolgimento diverso, più distaccato e meno intriso di religiosità. Troppi insulti, astio, euforia molesta, e troppa gente che ignora tradizioni e origini e scende per strada solo per gridare e ubriacarsi.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:sassari:cronaca:1.11945197:Video:https://video.gelocal.it/lanuovasardegna/locale/candelieri-l-ingresso-a-santa-maria-dei-massai-e-del-sindaco-sanna/44983/45097]]

I Muratori, ad esempio, si sono accorti che la Faradda sta prendendo una pericolosa deriva: «La discesa dei candelieri è Patrimonio dell' Umanità – dice Raimondo Rizzu – ma lo spettacolo indecoroso dei fischi, insulti all'Amministrazione mostrato non ha niente a che vedere con la Festa. Si è aperta una finestra nel mondo, i turisti sono arrivati da ogni angolo del mondo per vederci. È un dovere di tutti i sassaresi tutelare, salvaguardare e valorizzare la Faradda. Le condizioni economiche in cui versa il territorio, la disoccupazione, le situazioni particolari che viviamo quotidianamente le conosciamo bene, perché anche i Gremi ed i gremianti vivono condizioni di disagio, ma partecipiamo uniti alla Discesa, con l'auspicio di presentare le nostre intenzioni alla Vergine Assunta per migliorare e migliorarci. Le manifestazioni di dissenso devono essere fatte in un contesto diverso, perché manifestati così volgarmente come quest' anno, non fanno parte del nostro Dna».

Linciaggio e astio. Anche la tradizione del “fruscio” al sindaco si è parecchio imbarbarita. Di quella democrazia diretta e goliardica è rimasto ben poco. Il giudizio popolare è sacrosanto, ma gli insulti personali, le minacce, e la violenza delle contestazioni non hanno più nulla di divertente. I primi minuti di fischi forse fanno sorridere, ma il sottofondo di volgarità e il livore dei quali sono intrisi fa provare un senso di imbrazzo. Quando la contestazione diventa un linciaggio, allora si è oltrepassato il limite.

Gremio dei buttafuori. La vera novità dell’anno non è la pioggia, ma il gremio dei buttafuori. Mai un’edizione della Faradda è stata così blindata. La security organizzata dal Comune all’ingresso di Palazzo di Città. Un cordone spesso di polizia e carabinieri a circondare il corteo istituzionale di giunta e consiglieri. E poi le guardie private, quelli con la maglietta bianca Mas, ribbattezzate il gremio dei buttafuori. Off-limit, per ragioni di sicurezza, anche piazza Santa Maria: l’accesso era tramite pass.

Tensione e risse. Ma forse, col senno di poi, questa spessa garza di security aveva un suo perché. Ne sa qualcosa il gremio dei sarti, bersagliato di insulti da una manciata di spettatori ubriachi. Alla fine i portatori hanno mandato a quel paese il protocollo (che prevede indifferenza assoluta), hanno posato il cero e hanno affrontato a muso duro i provocatori.

Altra nota del tutto fuori luogo, sono stati i cori contro Cagliari intonati da tifosi improvvisati, che nulla hanno a che fare con gli ultrà della Torres. Un campanilismo calcistico dozzinale che niente c’azzecca con la Festha Manna.

Candelieri e tecnologia. E a proposito di polemiche sul rispetto di etichetta e tradizione, c’è una spigolatura simpatica: la tecnologia è sempre più invasiva ed è riuscita ad infilarsi in cima al candeliere dei Sarti. Mimetizzata tra i “bola bola” infatti c’era una action camera Go Pro, che doveva raccogliere filmati per un futuro documentario.

La tradizione dei “frusci”. Si dibatte anche sull’usanza di applaudire o fischiare il sindaco davanti al Teatro Civico. Tradizione antica e consolidata o trovata degli ultimi decenni? Un ex consigliere comunale, Antonio Capitta, in un’interrogazione la faceva risalire al 1988, mentre altri addirittura parlano di citazioni illustri da parte di Enrico Costa. Negli archivi della Nuova si trova traccia di questo giudizio popolare e sonoro all’inizio degli Anni ottanta, con applausi rivolti al sindaco Raimondo Rizzu. Ma in verità, nei decenni precedenti, questa forma di democrazia diretta non faceva caplino nelle cronache del tempo.

Faradda Africana. L’euforia dei Candelieri ha contagiato anche la comunità africana. Decine di extracomunitari hanno partecipato alla Faradda, e dopo che il corteo di ceri ha lasciato il Corso per dirigersi verso Santa Maria, loro hanno invaso la via e si sono messi a ballare. Il tasso alcolico e l’allegria non conoscono latitudini, e anche questa, a suo modo, è integrazione.

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative