La Nuova Sardegna

Sassari

Sorso, migranti tra studio e sport

di Salvatore Santoni
Alcuni dei migranti accolti a Sorso
Alcuni dei migranti accolti a Sorso

Così ingannano il tempo gli ospiti di Pabaranca: con loro anche la mascotte Luna

29 agosto 2015
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SORSO. Alle 13.30 a Pabaranca è ora di pranzo. Da una parte della lunga tavolata nigeriani, dall’altra tre marocchini. Uno si rivolge al compagno in arabo: «A tavola manca l’acqua», è la richiesta. Qualche posto più avanti c’è chi per mangiare vuole le forchette e chi, invece, spiega che s’arrangia con le mani.

Dei venti migranti – arrivati a Sorso nella notte di lunedì 24 – nessuno parla italiano, e la grande famiglia di Pabaranca è il primo test d’integrazione. Lo scoglio da superare è proprio il linguaggio. Fra i nigeriani alcuni parlano inglese, e chi non lo conosce è aiutato dagli altri. Un bisogno o la più semplice delle richieste diventa un problema insormontabile: oltre la comune gestualità capirsi diventa un problema. Per questo l’associazione “Partecipazione e sviluppo” - la Onlus toscana che gestisce il centro di Sorso – ha in organico un mediatore culturale.

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Nel microcosmo di Pabaranca ogni piccolezza è un’occasione per imparare. I programmi in tv fanno scattare le domande più bizzarre: le immagini che scorrono sul monitor sono il pretesto per ampliare il lessico. Tranne quando il tg passa le immagini delle ultime operazioni di recupero in mare di altri disperati, e dei cinquanta corpi senza vita recuperati nella stiva dell’ennesimo barcone della speranza trasformato in una bara galleggiante. Volti tristi, bocche spalancate e silenzio tombale: non c’è bisogno del mediatore per tradurre immagini e sensazioni.

Studio, lavoro, pulizie e sport. Ma a riempire le giornate dei venti giovani c’è anche Luna, diventata la mascotte della casa fin dal loro arrivo a Sorso. La presenza del Labrador è positiva per tutti. Bianca e molto ubbidiente, dà retta a tutti, a parte quando addenta le infradito degli ospiti per nasconderle dietro l’angolo. La macchina organizzativa della onlus garantisce l’adeguata dignità a ogni ospite.

Nei giorni scorsi, l’associazione che si occupa dell’accoglienza ha distribuito scarpe, ciabatte, jeans e biancheria per restituire un minimo di dignità. E mercoledì mattina sono arrivati i libri per cominciare le lezioni di italiano. Inoltre, a disposizione c’è anche un notebook che, grazie a Skype, è diventato una cabina telefonica di nuova generazione. In attesa del pranzo, i giovani fanno la fila uno dietro l’altro scalando le sedute lungo la tavolata. Hanno a disposizione alcuni minuti a testa per poter contattare i tanti numeri internazionali. Dall’altro capo rispondono amici e parenti lontani.

Ma c’è anche chi parenti non ne ha e rimane nel cortile a tirare qualche pedala su un vecchio Ciao della Piaggio. Prima dei nuovi arrivati, la struttura ha accolto un’altra ventina di migranti eritrei che dopo un paio di settimane hanno scelto di andare per la loro strada, soprattutto verso il nord Europa. I nigeriani invece – fanno sapere dall’entourage della onlus – hanno la tendenza a trattenersi più a lungo. Questo perché molti di loro sognano di lavorare e vivere in Italia.

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