Il sostegno psicologico ai pazienti ospedalizzati
Se ne è discusso in un convegno promosso dall’Ordine regionale degli psicologi Le iniziative con medici ed esperti proseguiranno sino al prossimo 8 novembre
SASSARI. «Sostenere psicologicamente un paziente ospedaliero significa contenere l'angoscia di morte, di separazione dalla famiglia, lavorare sul trauma del passaggio improvviso da uno stato di salute a una malattia, significa dare un senso al proprio dolore, "accogliere" le sofferenze del proprio corpo che cambia... la perdita dei capelli, dell'autonomia, di una parte del proprio corpo. Significa incontrare solitudini che trovano nella camera dell'ospedale e nella relazione con l'operatore sanitario, una casa, talvolta una famiglia»: è quanto ha sottolineato Irene Melis, consigliera dell'Ordine degli Psicologi della Sardegna, alla tavola rotonda "Il corpo e le parole: l'approccio medico-psicologico nella cura del paziente ospedaliero", che si è svolta sabato scorso nell'ambito del convegno “Lo psicologo ospedaliero: dall'intervento in fase critica all'integrazione clinica”.
La giornata, con gli interventi di psicologi, medici ed esperti a livello regionale e nazionale, è stata promossa dall'Ordine regionale degli psicologi (in collaborazione con la Asl 1,) nel quadro delle Settimane del Benessere psicologico", in corso di svolgimento in tutta l'isola, dal 12 ottobre e fino all'8 novembre. «Un'iniziativa – dice Giorgina Meloni, coordinatrice della Commissione Sanità e integrazione socio sanitaria Ops – ha lo scopo di promuovere le professionalità degli psicologi nella nostra regione e diffondere la cultura del benessere psicologico. Ciò che si sta mettendo in evidenza è che lo psicologo può e deve operare anche in ambiti che si discostano da quelli classici. In particolare auspichiamo che questi eventi rappresentino un'opportunità per i cittadini di avvicinarsi allo psicologo quale professionista della salute, intesa nel suo significato più ampio: quello che riconosce la centralità della persona come unità bio-psico-sociale».
Ricco e articolato l'apporto al convegno sassarese dei diversi relatori, che si sono succeduti dopo l'apertura dei lavori di Angela Quaquero, presidente regionale dell'Ordine, fra cui Agostino Sussarellu, commissario straordinario dell’Asl1-Sassari, che ha affrontato proprio il tema del lavoro integrato medico-psicologico; Luca Deiana, psicologo psicoterapeuta Asl3-Nuoro, che si è soffermato sulla psicologia della salute in ambito ospedaliero e Lucia Bernardini, psicologa-psicoterapeuta, del Policlinico Gemelli di Roma, che ha parlato dell’intervento psicologico in Pronto Soccorso.
«Per quanto in Italia siano pochi gli psicologi che lavorano in ambito ospedaliero, l'Ordine ha voluto investire sulla psicologia ospedaliera perché l'inserimento della psicologia in un contesto dove si affrontano le malattie organiche, inserisce nel dialogo sulla cura del corpo una dimensione soggettiva ed interpersonale, dove possono trovare spazio, accoglimento ed ascolto le paure e le ansie legate ai cambiamenti del corpo che si ammala», ha sottolineato Francesca Tarantini, psicologa Asl8 - Cagliari, parlando dell'intervento psicologico in Unità Spinale. La psicologia in ospedale - ha aggiunto- si rivolge oltre che e ai pazienti e alle loro famiglie, anche agli operatori di tutte le figure professionali, che si occupano di loro. Anche gli operatori necessitano di ascolto ma, soprattutto, di strumenti per fronteggiare gli aspetti emozionali che il lavoro gli propone e, in questo senso la psicologia ospedaliera può fornire il suo contributo finalizzato alla formazione degli operatori e alla prevenzione dello stress lavoro correlato.
Il convegno ha consentito di individuare alcuni punti essenziali sulla funzione dello psicologo in ospedale, che, come ha sottolineato Irene Melis, possono essere così sintetizzati: sostegno psicologico del paziente ricoverato e ad i suoi familiari; collabora con il medico qualora quest'ultimo debba fare comunicazioni di cattive notizie; è parte integrante dell'equipe curante e facilita la relazione terapeutica ed il processo comunicativo tra gli operatori sanitari, il paziente ed i familiari;la presenza dello psicologo in reparto permette anche di sostenere il medico che si trova a vivere situazioni ad alto impatto emotivo e quindi condurre, nel lungo periodo, al burn-out; cura la formazione del personale rispetto alla comunicazione.
Si può, quindi, parlare di "umanizzazione" della condizione del paziente in ospedale, ma in una dimensione scientifica e professionale, in cui essenziale è il ruolo dello psicologo perchè gli scenari dell'intervento psicologico hanno superato i confini della patologia estendendosi a nuovi campi d'azione quali la prevenzione e la promozione della salute, l'integrazione socio sanitaria, il lavoro e le organizzazioni, la crescita personale.