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Dieci borse di studio coi soldi del sindaco

LAERRU. L’istruzione emancipa e dà sicurezza. Perciò deve essere incoraggiata e, quando le condizioni lo permettono, anche premiata. Con questo proposito il Comune di Laerru ha assegnato dieci...

29 novembre 2015
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LAERRU. L’istruzione emancipa e dà sicurezza. Perciò deve essere incoraggiata e, quando le condizioni lo permettono, anche premiata. Con questo proposito il Comune di Laerru ha assegnato dieci borse di studio ad altrettanti giovani del paese. La voce del bilancio da cui è stato prelevato il fondo è stata ancora una volta quella che riguarda l’indennità di sindaco. Un emolumento al quale il sindaco Pietro Moro ha deciso di rinunciare perché venisse messa a disposizione di interventi nel settore dell’istruzione. Da qui l’idea di istituire dieci borse di studio per studenti meritevoli. «D’altronde – dice Moro – un sistema sociale, capace di garantire l’istruzione e la formazione di fasce sempre più ampie di popolazione, costituisce una condizione fondamentale per lo sviluppo e la competitività dell’intero territorio di riferimento».

A beneficiare degli assegni sono stati studenti laerresi delle medie e delle superiori. Per la scuola media l’assegno è stato attribuito a Milena Delegà, Jameay Noce, Giovanni Maria Loi Ylenia e Noce. Per le prime quattro classi delle superiori la borsa è stata assegnata a Giada Fraoni e Maria Teresa Fois, mentre per la classe quinta dello scorso anno scolastico sono state premiate Ilaria Casu, Sergio Pavin, Flavia Puggioni e Marta Sini.

«In tempi difficili come questo – dichiara ancora il sindaco di Laerru – i giovani sono costretti a ridimensionare le loro aspettative e spesso a rinunciare ai loro sogni. I più fragili si disaffeziono allo studio, perdono l’entusiasmo iniziale e si rassegnano ad una vita che sembra avere in serbo per loro poche occasioni di riconoscimento sociale. Questi giovani, al contrario, hanno bisogno di sentirsi fieri e orgogliosi dei loro successi, hanno bisogno di trovare qualcuno che creda nelle loro capacità».

Giuseppe Pulina

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