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Torna l’incubo dopo trent’anni A rischio i giovani disinformati

Torna l’incubo dopo trent’anni A rischio i giovani disinformati

SASSARI. Le nuove generazioni sono le più esposte al rischio contagio Hiv. Perché in molti non sanno nemmeno di cosa si parli esattamente quando si nomina l’Aids, e perché fra i giovani la corretta...

02 dicembre 2015
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SASSARI. Le nuove generazioni sono le più esposte al rischio contagio Hiv. Perché in molti non sanno nemmeno di cosa si parli esattamente quando si nomina l’Aids, e perché fra i giovani la corretta educazione sessuale resta una perfetta sconosciuta. Così, secondo i dati del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità, nel 2014, in Italia, l’8,7 per cento delle persone che hanno contratto il virus Hiv sono adolescenti o poco più (tra i 15 e i 24 anni). L’incidenza maggiore è comunque nella fascia di età 25-29 anni (15,6 persone ogni 100 mila abitanti). E secondo gli studiosi questo succede perché i ragazzi sanno poco o nulla del sesso e quel poco che sanno spesso arriva da teorie e pratiche del tutto distorte. Manca insomma un’attenta educazione sessuale, come si evince dall’impennata di altre malattie infettive sessualmente trasmissibili, che in questi ultimi sta allarmando il mondo sanitario.

Sulla disinformazione che regna fra gli adolescenti quando si parla di sesso ha sbattuto la faccia, giusto un paio di anni fa, la Commissione provinciale Pari opportunità, che grazie al mirabile progetto “Come una crisalide”, è riuscita a entrare nelle scuole del Sassarese con dei corsi di “educazione all’affettività e alla cultura di genere”. Corsi che con l’aiuto di psicologi, insegnanti e il coinvolgimento fondamentale delle famiglie, ha permesso ai ragazzi di abbattere un tabù delle scuole italiane: confrontarsi con se stessi e con gli altri oltre che sul rispetto delle diversità di genere, anche sul sesso. Intervistati sulla loro conoscenza della sessualità, in ogni suo aspetto, i ragazzi hanno rivelato ignoranza e disinformazione. Convinzioni sbagliate sui comportamenti sessuali e sulle malattie infettive, dettate dai passaparola e dalle credenze popolari, o peggio da regole di consenso sociale non scritte.

Così, è venuto fuori che la gran parte dei ragazzi non prende nemmeno in considerazione il pericolo di contagio di malattie infettive, e associa la parola rischio esclusivamente a una gravidanza indesiderata. Molti non sanno come si usi un preservativo e ignorano che l’Aids (che sembra non li possa nemmeno sfiorare) è solo la punta di un iceberg di possibili malattie a trasmissione sessuale, alcune non meno gravi o invalidanti. Una disinformazione che non viene colmata con l’avanzare dell’età, esponendo i giovani a rischi sempre più alti. (v.g.))

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