La Nuova Sardegna

Sassari

Quel colpo al cuore dopo le cure in Islanda

Fattura di 373 euro che la Asl non intende rimborsare. Forse ha ragione

02 marzo 2016
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Mentre mi trovavo in Islanda, sono dovuto ricorrere al pronto soccorso per un attacco di fibrillazione atriale. All’accettazione ho presentato la mia tessera sanitaria. Dimesso dopo circa sette ore, dopo essere stato sottoposto ad un leggero e risolutivo intervento di elettroconversione, ho pagato circa 29 euro. Dopo un paio di mesi mi arriva una fattura di 373 euro che ho pagato. Ho presentato richiesta di rimborso alla Asl competente, la quale come risposta mi ha mandato i documenti che io avevo presentato e il mod. SO67 con l’annotazione del Landspital: «No reimbursement pai das insured individual". La risoluzione non mi è chiara. La Asl italiana deve o no rimborsarmi quanto speso?

E dire che abbiamo sempre sollecitato quesiti generali e astratti! Comunque, la salute è riconosciuta, a livello internazionale, come diritto inalienabile dell’uomo poiché necessario a garantire quello naturale alla vita. Già la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Onu, tutela la salute di ogni singolo individuo e i Regolamenti CE del 2004 affermano la legittimità della pretesa alle prestazioni sanitarie nei Paesi dell’Unione europea o inseriti nello Spazio economico europeo, tra cui figura anche l’Islanda.

Con l’introduzione della tessera sanitaria, i cittadini degli Stati membri possono beneficiare delle cure medicalmente necessarie, esibendo il documento e pagando il costo secondo le tariffe del luogo nel caso di assistenza in forma indiretta. In quest’ultima ipotesi, come pare essersi verificata nel caso rappresentato, il cittadino è tenuto a pagare il costo delle prestazioni, salvo poi chiedere il rimborso alla Asl italiana qualora nello Stato estero sia prevista la gratuità dell’assistenza ricevuta. In difetto di quest’ultimo requisito non pare possibile pretendere il rimborso della spesa effettuata. Sarà dunque opportuno informarsi sugli oneri economici che l’Islanda richiede ai fini dell’erogazione delle cure mediche effettivamente ottenute. Infatti determinati servizi che nel proprio Stato sono gratuiti potrebbero non esserlo in un altro Stato, ove è invece richiesta un’assicurazione medica ad hoc. Pertanto, pur dovendosi analizzare tutta la documentazione, non appare infondata la risposta della Asl competente. Gentile lettore, a chent’annos in salude!

Avvocato Giuseppe Bassu

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