La Nuova Sardegna

Sassari

Sant’Orsola sud ostaggio delle discariche abusive

Sant’Orsola sud ostaggio delle discariche abusive

Aumentano i cumuli di bustoni di rifiuti abbandonati ai bordi delle strade «Una parte dei residenti si è come ribellata alla raccolta porta a porta»

24 marzo 2016
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SASSARI. Cumuli di rifiuti abbandonati a bordo strada, o nelle cunette. Scarti di lavorazione edilizia, rottami, ma soprattutto bustoni condominiali di indifferenziata, pieni di scarti di cibo, bottiglie, piatti di plastica, cartacce. Tutti mischiati insieme e buttati senza troppi complimenti in un angolo appartato di Sant’Orsola sud, a pochi metri dai palazzi e subito dietro la chiesa.

Piccole discariche abusive spuntate come funghi subito dopo che nel popoloso quartiere è iniziata la raccolta porta a porta. Sistema faticoso ma dagli indubbi risultati, che il Comune sta lentamente estendendo a tutte le borgate cittadine e ad alcuni quartieri della cinta periferica, e a al quale una parte dei residenti ha deciso di non aderire.

Da una parte scaricando l’immondizia non divisa nella parte meno visibile del quartiere, dove i palazzi si alternano ancora ad ampi tratti di lussureggiante prato. E così basta fare due passi qualche decina di metri dietro alla chiesa, nella parte finale di via Raffaello Oggiano, per trovare letteralmente di tutto.

Dall’altra caricando l’immondizia in macchina e gettandola nella confinate Sant’Orsola storica, dove l’esperimento porta a porta non è ancora arrivato e i cassonetti sono ancora presenti.

Comportamenti entrambi scorretti e perseguibili, che nessuno nel quartiere giustifica. «Anche se – sottolineano molti – la verità è che il quartiere non si è mai abituato ad una raccolta introdotto di fretta e in modo confuso, forse troppo veloce, mentre invece andava inserita gradualmente, per dare agli abitanti il tempo di adeguarsi. Inoltre a distanza di molto tempo, Sant'Orsola Sud resta l'unica cavia scelta per questo esperimento di raccolta, mentre nella vicina Sant'Orsola nord, o Latte Dolce possono ancora usufruire dei normali cassonetti, e questa disparità di trattamento non fa altro che complicare una situazione inaccettabile».

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