La Nuova Sardegna

Sassari

Una Pasquetta da incubo in Medicina

di Luigi Soriga
Una Pasquetta da incubo in Medicina

Un medico a gestire i reparti uomini e donne, 4 infermieri e 4 oss, una sessantina di pazienti dei quali molti su una barella

31 marzo 2016
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SASSARI. Nella sanità sassarese i conti non tornano. L’assessore Luigi Arru parla di organici sufficienti ma mal distribuiti. Direttori e primari si lamentano di spaventose carenze di personale. Ora, a prescindere da chi abbia ragione, le inefficienze dei reparti sono palesi e le vivono sulla propria pelle i pazienti e i loro familiari.

Per rendersi conto di ciò che può accadere in un ospedale dove vige il blocco del turnover e i medici e gli infermieri sono disponibili col contagocce, vale la pena di raccontare le giornate di Pasqua e Pasquetta nei reparti di Medicina uomini e Medicina donne al Santissima Annunziata.

Giovanna purtroppo con camici e corsie ha molta familiarità. Suo fratello si trascina da anni gravi problemi di salute, e il lunedì di Pasquetta si è aggravato ed è dovuto ricorrere al Pronto Soccorso.

E proprio da qui comincia la disperata ricerca di un letto libero per i vari pazienti. «Probabilmente il luogo più adatto per le cure di mi fratello – racconta Giovanna – sarebbe stato Pneumologia, visto che accusava difficoltà respiratorie. Ma evidentemente non c’erano posti. Così è stato dirottato in “Medicina”». Un reparto che, in situazioni di completa saturazione, si trasforma in una sorta di parcheggio utile per un ampio ventaglio di patologie.

Solo che, nei giorni di festa, anche “l’accogliente” Medicina non era assolutamente in condizioni di ospitare nuovi arrivi. «C’era un solo medico che doveva dividersi tra due reparti e aveva sulle spalle una sessantina di pazienti. Evidentemente tra ferie e mancate sostituzioni si è ritrovato completamente da solo». Dopodiché a dargli manforte c’erano due infermieri e due operatori socio sanitari per reparto. Un organico già di per sè ridotto all’osso, che nonostante la professionalità e l’impegno non può essere in grado di gestire anche le new entry in barella. «Una di queste era mio fratello e dopo di lui ci sono stati ulteriori ricoveri. Tra Medicina Donne e Medicina Uomini c’erano diverse barelle parcheggiate tra i due letti previsti nelle stanze». E ognuno di questi pazienti è un aggravio di lavoro che fa saltare gli standard assistenziali calcolati per i reparti. La prima cosa che viene meno, naturalmente, è la qualità delle prestazioni. «Ho chiesto immediatamente un letto per mio fratello – racconta Giovanna – con una broncopolmonite e una tromboflebite non poteva restare buttato sopra una barella. Mi è stato risposto che al momento non c’erano letti disponibili. Solo il giorno dopo gli è stata garantita una sistemazione adeguata. Ma ad assisterlo la notte e per i pasti, consigliate anche dal personale, ci abbiamo pensato a turno io e mia sorella, dal momento che infermieri e medici non potevano sdoppiarsi e far fronte alle esigenze di un reparto così pieno».

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