La Nuova Sardegna

Sassari

Turris Libisonis, il giallo della domus di Orfeo

di Emanuele Fancellu
Turris Libisonis, il giallo della domus di Orfeo

É tra le scoperte più sensazionali in un’area archeologica piena di sorprese Le indagini hanno rivelato un’abitazione splendida, conosciuta solo in parte

20 aprile 2016
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PORTO TORRES. Quando venne edificata, a metà del III secolo d.C., non mancò di suscitare l’invidia dei turritani dell’epoca, che pure vivevano il momento più opulento della Colonia Iulia Turris Libisonis. I mosaici di finissima fattura, le pareti magnificamente affrescate, lo splendido giardino con fontana: tutto della Domus di Orfeo rubava l’occhio. Eppure, neanche cinquant’anni dopo, l’abitazione venne demolita per lasciare spazio alle sontuose Terme Centrali.

La scoperta. La storia della scoperta della più ricca domus di Turris Libisonis è degna di un giallo: l’angolo di un mosaico frammentato viene rinvenuto nel 1961, poi se ne perdono le tracce tanto da farlo considerare perduto. Ma nel 1995, in occasione di lavori di risistemazione dell’area davanti le Terme Centrali, si notano resti di strutture precedenti. La successiva campagna di scavo riporta in luce muri, canalizzazioni, frammenti di affreschi e pavimenti mosaicati fino alla scoperta più sensazionale, il 30 ottobre dello stesso 1995, quella del mosaico di Orfeo.

Le meraviglie della domus. Le indagini hanno rivelato un’abitazione eccezionale ma conosciuta solo in parte, tanto da non avere contezza dello sviluppo planimetrico nord-sud. L’ingresso era probabilmente a nord; ad oggi sono note le porzioni di cinque ambienti mosaicati, mentre un altro al confine con la strada occidentale colonnata situato a livello più basso sarebbe afferente ad altra costruzione. Splendidi volti di uomini e semidei, melagrane simili a nature morte, animali variopinti, amorini e, magari nella stanza di Orfeo, quella che in maniera un po’ ardita ma suggestiva potrebbe essere la rappresentazione del mito di Orfeo ed Euridice che escono dall’Ade, affrescano le pareti. Magnifici tappeti geometrici fungono da pavimenti di alcuni ambienti; due volti, forse parte di Ierogamia - l’accoppiamento o congiunzione tra due divinità - o della raffigurazione delle Tre Grazie inseriti in quanto resta di un ottagono ne decorano un altro, ma tra tutti spicca, nel vano da cui prende il nome la domus, il mosaico con Orfeo che suona la lira seduto su una roccia circondato da nove animali del suo tradizionale seguito. In stretta comunicazione, un ambiente mosaicato con al centro una piccola vasca pentalobata con fontana, nella quale sono raffigurate diciotto specie di animali marini abitanti le acque del golfo dell’Asinara.

I problemi della struttura. «La Domus di Orfeo, la cui copertura è stata realizzata per rendere l’area fruibile al pubblico, è stata aperta nel 2013 scoprendo la maggior parte dei frammenti individuati – spiega la responsabile della Soprintendenza ai Beni Archeologici per l’area di Porto Torres Gabriella Gasperetti – ma si è notato un degrado dovuto all’umidità sia di condensa che di risalita delle acque meteoriche con cristallizzazione dei sali. Non solo: abbiamo fatto analizzare i sali scoprendo che quelli sulle tessere presentano grosse percentuali di sali del cemento. Evidentemente, la struttura va risistemata per essere idonea alla sua funzione protettiva».

Il restauro in corso. Al momento Antonio Chessa, Tonino Sechi, Augusto Garau e Antonio Fiori, i tecnici del Centro di restauro di Li Punti guidati da Alba Canu, stanno curando la conservazione di tutto ciò che dell’area è possibile vedere, concentrando l’intervento sulla pulizia di muffe, la rimozione di incrostazioni di calcare e quanto grava sulle superfici decorate; il consolidamento delle fratture e lacune; il favorire al massimo l’aerazione delle porzioni di mosaico.

E quello previsto con l’8‰. L’intervento più importante è però in fase di preparazione. «La Soprintendenza ha ricevuto, su un finanziamento richiesto nel 2010, l’approvazione di un progetto di restauro dedicato alla domus di Orfeo e alle Terme Centrali con fondi dell’Irpef diretta a gestione statale dell’8‰ – spiega Gabriella Gasperetti –. Dal 2010 sono cambiate alcune condizioni, perciò lo stiamo rimodulando per sottoporlo all’approvazione definitiva di Mibact e Commissione della presidenza del Consiglio che gestisce l’8‰». Il programma prevede l’ultimazione dello scavo per scoprire la domus nella sua interezza, il rivestimento delle basi dei pilastri dei quali è rimasto a vista il conglomerato con tutta la terra; il consolidamento di pareti di scavo e canalette; il risanamento delle superfici dei mosaici in situ, ad eccezione di quello coi due volti il cui massetto è compromesso e per il quale si studierà la migliore soluzione; la controsoffittatura con duplice funzione: coprire le travi in ferro ed evitare la condensa e perciò la ricaduta d’acqua che tanto nuoce ai mosaici.

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