Zona franca doganale, il Comune deve completare l’iter del 2013
La Regione ha chiesto la presentazione della delibera di indirizzo e la documentazione tecnica Luciano Mura (Pd): «Il progetto deve diventare uno degli atti fondamentali della Rete metropolitana»
PORTO TORRES. La giunta regionale ha fatto sapere alle amministrazioni locali che hanno richiesto l’attivazione delle zone franche - attraverso la delibera dello scorso 15 aprile - di presentare quanto prima la delibera di indirizzo e la documentazione tecnica.
Mentre la Regione ha già condiviso la proposta presentata dal Comune di Olbia relativa alla costituzione di una zona franca doganale - al fine di incoraggiare e agevolare l’attività delle industrie stabilite all’interno della zona franca, per le operazioni di trasformazione delle merci destinate all’esportazione -, a Porto Torres va invece ripreso rapidamente il percorso già intrapreso nel 2013 (in comune accordo tra amministrazione, Provincia, Autority e Consorzio industriale) per la realizzazione di questo importante strumento. Il presidente della commissione Portualità della precedente amministrazione, Massimo Piras, aveva infatti chiesto al presidente della giunta regionale un intervento concreto per dare gambe al progetto Zona franca doganale per Porto Torres: la Regione aveva valutato positivamente la proposta di perimetrazione nello scalo turritano, con l’inserimento del pontile “secchi” voluto dallo stesso Piras, dando ragione alla proposta scaturita dal confronto avviato tra tutti gli enti che si erano riuniti attorno al tavolo tecnico. «In quell’occasione era stata avanzata una proposta di perimetrazione delle aree che potevano rientrare nel regime di zona franca doganale per le merci estero su estero – ricorda il consigliere comunale Pd Luciano Mura -, in cui si individuava nell’area denominata “centro intermodale” una possibile superficie da comprendere nel regime di Zona franca doganale, in quanto insistente all'interno dell'area industriale e con un estensione di 14 ettari che ricomprendeva al suo interno un capannone di circa duemila metri quadri».
Adiacente a tale perimetrazione, inoltre, si estende anche un’area di circa quaranta ettari, già in possesso dei requisiti urbanistici per gli scopi previsti, che potrebbe essere utilizzata per la movimentazione e la lavorazione delle merci.
«Credo che il progetto debba diventare una delle azioni fondamentali della Rete Metropolitana – aggiunge l’ex sindaco –, ricomprendendo nella proposta l’area di Truncu Reale e quella di San Marco, ricordando come sia fondamentale l’interazione porto-aeroporto: siamo di fronte ad una occasione importante per il territorio e per la città, con la possibilità concreta di avere a disposizione strumenti capaci di incrementare lo sviluppo dei traffici e del commercio internazionale, incentivando il transito e la spedizione delle merci, le vendite e gli scambi commerciali con il resto del mondo». Tutto questo richiede che l’amministrazione comunale porti a compimento il cammino intrapreso, aprendo anche un confronto sugli strumenti da utilizzare.
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