La Nuova Sardegna

Sassari

Faradda, appello dell’Intergremio: «Basta insulti, rovinano la festa»

di Giovanni Bua
La sfilata dei Candelieri (foto Mauro Chessa)
La sfilata dei Candelieri (foto Mauro Chessa)

Lettera aperta di presidente e segretario che segue la polemica aperta dopo la calda edizione 2015. «I candelieri sono una festa di secolare tradizione, patrimonio dell’umanità, non un ring per facinorosi»

24 giugno 2016
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SASSARI. Basta insulti, fischi, tensioni, arrivate lo scorso anno allo scontro fisico. Perché la nuova “moda” dei fischi agli amministratori trascende la sacralità e la storia secolare dei Candelieri, e va anche ben oltre lo spirito cionfraiolo cittadino, irriverente ma mai violento, come invece le contestazioni, soprattutto lo scorso anno, sono state.

Parole di chi di Faradda se ne intende: il presidente dell’Intergremio Salvatore Spada e il segretario Fabio Madau. Che già dopo la discesa dello scorso anno criticarono duramente «il comportamento di una sparuta minoranza di spettatori che – più che applaudire, fotografare o salutare i Candelieri al loro passaggio – ha intonato cori da stadio inappropriati per l’evento riversato spiacevoli insulti all’attenzione del sindaco e della municipalità». E che ora, con l’approssimarsi della festa agostana, tornano alla carica: «Ricordiamo che in due occasioni la violenza verbale è tracimata in quella fisica – sottolineano – dato che alcuni gremianti e portatori sono venuti a contatto con taluni facinorosi, forse con gli animi eccessivamente maldisposti dal clima troppo “elettrizzato” che ha contaminato parte degl spettatori. Non è accettabile esprimere il dissenso contro l’amministrazione comunale con forme così incivili, durante il compimento di una manifestazione che – forse alcuni lo scordano o lo ignorano – è pur sempre una processione religiosa. Processione plurisecolare, che dal 2013 è iscritta nella Lista dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’Unesco».

«Certo, invocare sobrietà e compostezza – continua la lettera aperta – non significa venir meno alla dimensione festosa e a tratti “cionfraiola” che tutti ci attendiamo accompagni la discesa dei Candelieri, ma la festosità deve manifestarsi senza divenire cosa altra – e la contestazione dello scorso anno lo è stata – rispetto a ciò che dovrebbe caratterizzare un bene patrimonio dell’umanità».

«Non è, infatti, per questa recente tradizione dei fischi e degli insulti che l’Unesco ha iscritto la Faradda nella sopracitata Lista – chiudono Spada e Madau –. Essere patrimonio dell’umanità attribuisce oneri ai Gremi, deputati a tutelare la Festa, a valorizzare le attività ad essa connesse e a veicolare il riconoscimento al fine di creare sviluppo nel territorio. Noi ci accolliamo le responsabilità a cui siamo chiamati con orgoglio, pur se l’impegno è gravoso e non scevro da difficoltà e siamo a disposizione della cittadinanza tutta per illustrare le nostre attività e avviare collaborazioni. L’auspicio è che taluni beceri comportamenti non compromettano, non tanto il nostro lavoro, quanto l’integrità di una meravigliosa festa, riconosciuta dai sassaresi come la “loro festa”».

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