La Nuova Sardegna

Sassari

Il pm: «Vertici E.On a processo»

di Nadia Cossu
Il pm: «Vertici E.On a processo»

Disastro ambientale a Fiume Santo, il 24 novembre ci sarà l’udienza preliminare

03 agosto 2016
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SASSARI. «Sapevano che i “veleni” scorrevano sotto la centrale di Fiume Santo, inquinando terra e mare, ma hanno taciuto. Di più: non hanno fatto nulla per evitare o riparare quel disastro ambientale in atto». Aveva esordito così, ad aprile dello scorso anno, l’allora procuratore della Repubblica di Sassari Roberto Saieva durante la conferenza stampa per gli arresti del direttore della centrale termoelettrica E.On di Fiume Santo, Mario Bertolino, e per il suo vice Livio Russo. Solo misure interdittive dagli uffici erano state disposte invece per Salvatore Signoriello, amministratore delegato di E.On, Paolo Venerucci, direttore generale risorse umane e Alessandro Muscas, legale rappresentante della Lithos srl che aveva eseguito le analisi chimiche dalle quali era emerso «palesemente» – sosteneva la Procura – l’inquinamento dei terreni.

Per quei fatti – inquinamento di suolo e sottosuolo e del mare – i sostituti procuratori Paolo Piras e Carlo Scalas hanno depositato una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli imputati. L’udienza preliminare all’esito della quale il giudice deciderà se mandare o meno a processo Bertolino, Signoriello, Russo, Venerucci e Muscas, è stata fissata per il prossimo 24 novembre.

Secondo la Procura i dirigenti non segnalarono alle autorità competenti che nei terreni sotto i serbatoi di alimentazione dei gruppi 1 e 2 della centrale c’erano continui sversamenti di olio combustibile in aree di interesse pubblico. «Hanno proseguito nell’attività produttiva – aveva spiegato il procuratore – senza porre in essere alcuna attività preventiva o riparatoria». Un serbatoio da 50mila litri si sarebbe staccato dal fondo «scollato dalle sue pareti, e mai sono stati effettuati i controlli».

Un’attività investigativa durata quasi due anni, quella del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle. Indagini supportate anche da intercettazioni telefoniche che avrebbero confermato gli elementi già in possesso degli inquirenti. Secondo la Procura, gli imputati «pur sapendo che il dissesto ambientale persisteva da anni, hanno omesso di denunciare subito questa situazione per garantire un risparmio alla società e solo di recente hanno fatto finta di aver appena avuto la notizia disponendo i carotaggi e inoltrando le dovute comunicazioni agli organi di vigilanza». Agli imputati, a questo proposito, viene contestato anche il falso «per aver redatto e sottoscritto – scrivono Piras e Scalas – un piano di caratterizzazione ideologicamente falso» in riferimento alla data di rinvenimento della contaminazione. Le parti offese sono il Comune di Sassari, il comitato “Tuteliamo il Golfo dell’Asinara” con l’avvocato Pina Zappetto e il ministero dell’Ambiente.

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