La Nuova Sardegna

Sassari

«Multiss un carrozzone? No, siamo una fuoriserie»

di Giovanni Bua
«Multiss un carrozzone? No, siamo una fuoriserie»

Il neo presidente Mura spiega i punti di forza della partecipata della Provincia «Contro di noi furia iconoclasta, ma siamo un’eccellenza che compete con tutti»

02 ottobre 2016
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SASSARI. «La stella polare della razionalizzazione dei conti pubblici è usare strumenti che garantiscano efficienza ed economicità. La Multiss è uno di questi. E perciò, con grande entusiasmo, sono qui pronto a progettare il suo radioso futuro». Non tremano certo i polsi a Luciano Mura, ex sindaco e attuale consigliere comunale del Pd di Porto Torres, chiamato nei giorni scorsi dal commissario straordinario Guido Sechi a presiedere la società in house della Provincia di Sassari.

I numeri. Anzi. Insieme al direttore generale Antonio Spano, padrone di casa dal 2002, snocciola numeri e progetti seduto a un tavolo della sede della società a Predda Niedda, 1800 metri quadri di proprietà, parte del patrimonio di un milione e 700mila euro messo in pancia in 19 anni di attività.

Dieci volte. Dieci volte tanto i 300 milioni di lire che Provincia e Insar misero sul tavolo nel 1997 per costituirla. «Perché la Multiss – spiegano i due – non solo non è un carrozzone. Ma nella sua storia solo due volte ha registrato bilanci in rosso, per eventi eccezionali. E le perdite sono state ripianate senza chiedere un euro al nostro unico socio: la Provincia. Alla quale anzi abbiamo spesso distribuito dividendi».

La storia. Una storia di successo insomma. Che ancora, nonostante il furioso giro di vite dei trasferimenti statali e regionali degli ultimi anni, e il nebuloso futuro degli enti intermedi, mette in fila numeri da capogiro: 139 dipendenti, 6 milioni di fatturato previsto per il 2016, con un utile di qualche decina di migliaia di euro e buone pratiche gestionali ai livelli dei migliori player nazionali nel settore.

Non abbastanza però per metterla al riparo dalle bacchettate della Corte dei Conti, che in una relazione resa pubblica nei giorni scorsi, ha parlato di «abnorme allargamento dei servizi provinciali affidati nel corso degli anni alla società, senza esplicitazione alcuna dei motivi che l’hanno determinato» e ha sottolineato come «non si rinviene il criterio a sostegno dell’asserita indispensabilità della conservazione della società in house».

La Corte. «Non è compito mio replicare alla magistratura contabile – sottolinea sornione Mura – ma sono lieto che il Testo unico per gli enti locali, entrato in vigore nei giorni scorsi, chiarisca una volta per tutte il fumoso capitolo delle società in house. Dicendo che sono da tagliare quelle che sono prive di dipendenti, o che hanno amministratori superiori ai dipendenti. Che hanno meno di un milione di fatturato annuo, o che hanno messo in fila cinque esercizi negativi negli ultimi anni. È palese che non è il nostro caso. E che la Multiss, nonostante la furia iconoclasta che molti sembrano avere per tutto quello che è pubblico o partecipato, non solo non è un carrozzone ma è una fuoriserie».

Il software. Difficile dargli torto a guardare con che facilità uno degli ingegneri della società apre il software proprietario e con due clic va su una delle 80 scuole provinciali di cui la Multiss cura il “global service”. «Sappiamo con precisione – spiega fiero Antonio Spano – non solo il numero e il tipo di punti luce, prese, infissi, maniglie, presenti in ogni edificio. Ma abbiamo anche tutti i documenti relativi ad autorizzazioni, permessi, certificati, piante. Abbiamo una banca dati importante e continuamente aggiornata, che mettiamo a disposizione della Provincia e delle stesse scuole, che ci permette di ottimizzare gli interventi, raccogliere e processare le richieste in pochi giorni, ma soprattutto programmare la manutenzione».

Il gioiellino. Un gioiellino che ha portato la percentuale di interventi, che nei primi anni 2000 erano per il 70 per cento richiesti e solo per il 30 programmati, a invertirsi. «Sappiamo – spiega Spano – quando qualcosa sta per rompersi. Sappiamo cosa si è rotto quando ce lo segnalano. Se qualcosa si rompe troppo spesso ci poniamo il problema e lo segnaliamo a chi di dovere. Ottimizziamo acquisti e lavori».

Ma non basta. «Una cosa che mi ha piacevolmente stupito – spiega Luciano Mura – è la gestione in remoto del “calore” delle scuole. Non solo abbiamo centrali termiche che possiamo monitorare e sui cui possiamo in parte intervenire senza mandare le squadre. Ma abbiamo sonde climatiche nei punti più freddi degli edifici, e nelle giornate in cui la temperatura è alta non accendiamo il riscaldamento. Sembra poco ma in un anno questo ci ha consentito di risparmiare oltre 100mila euro».

La macchina. Pezzi di una macchina che corre a tutta birra, con 24mila interventi realizzati nelle scuole nel 2015, e oltre 8mila nei 546 chilometri di rete viaria gestita. Il tutto a tariffe allineate alle migliori a livello nazionale, con un codice etico a cinque stelle su salvaguardia ambientale e sicurezza, e un sistema di rilevazione della soddisfazione del “cliente” con annesse penali da fare invidia a ben più celebrate società, pubbliche e private che siano.

Il futuro. «Noi siamo convinti della bontà di quello che facciamo – chiude Mura –. Rimanendo in attesa del nuovo quadro istituzionale anche se siamo sicuri che le materie di cui ci occupiamo saranno di competenza a un ente intermedio, comunque esso si chiamerà. Siamo pronti ad essere al suo fianco per continuare a svolgere al meglio il nostro lavoro».

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