La Nuova Sardegna

Sassari

Nigeriane schiave, requisitoria del pm al via

di Nadia Cossu
Nigeriane schiave, requisitoria del pm al via

Verso la conclusione il processo sul racket della prostituzione: 13 imputati di traffico di esseri umani

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SASSARI. Duemila pagine di intercettazioni telefoniche, una precisa ricostruzione di spostamenti e relazioni tra imputati e vittime. Il pubblico ministero della Dda di Cagliari Paolo De Angelis ha iniziato ieri nell’aula della corte d’assise la sua requisitoria nel processo scaturito dall’operazione “Terra Promessa” sul racket della prostituzione. Diciassette in tutto le persone che nel 2006 furono arrestate dai carabinieri con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di esseri umani, riduzione in schiavitù, induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

De Angelis ha ricostruito in maniera dettagliata la fitta rete di rapporti che legava gli imputati attraverso una mappatura dei diversi paesi europei nei quali i presunti sfruttatori si spostavano. La donna che per prima nel 2006 denunciò ai carabinieri il racket della prostituzione – di cui purtroppo era rimasta vittima – studiava Economia all’Università di Delta State, in Nigeria. Lo ha fatto fino a quando non è caduta, suo malgrado, nella trappola di un’associazione per delinquere che le ha sconvolto la vita.

La 29enne nigeriana a un certo punto aveva avuto la fortuna di incontrare un uomo perbene del quale si era innamorata e alla fine – come nella trama di Pretty Woman – l’aveva salvata convincendola a denunciare tutto ai carabinieri di Olbia. Una storia agghiacciante la sua: una giovane studentessa che sogna di laurearsi e fare carriera ma tutto cambia quando, nel 2004, suo padre muore e la famiglia si trova improvvisamente in una situazione di povertà estrema. Per questo è costretta ad abbandonare gli studi e a cercare un lavoro. Nel 2005 un uomo la contatta e le propone un posto come baby sitter, ben remunerato, in Europa. Accetta ed è pronta a partire e chiede di poter andare in Austria, dove avrebbe raggiunto il suo fidanzato. La partenza viene fissata per il mese successivo e prima di lasciare la Nigeria i parenti della donna che l’avrebbe presa in consegna una volta arrivata a destinazione si presentano a casa della sua famiglia e la obbligano a fare un giuramento: avrebbe cioè dovuto pagar loro, in segno di riconoscenza per l’interessamento nei suoi confronti, una certa somma di denaro, non definita. Ma – e qui sta la cosa più incredibile che purtroppo accomuna il triste destino di molte ragazze nigeriane costrette a prostituirsi – il giuramento viene accompagnato da una specie di rito vudù celebrato da uno stregone. Un vincolo che, da quel momento in poi, condizionerà la sua vita. La giovane parte ma arriva in un Paese che non è l’Austria bensì l’Italia. E ha inizio il calvario.

Quattro dei diciassette imputati (assistiti dagli avvocati Nicola Lucchi, Carlo Pinna Parpaglia, Maurizio Serra e Gabriela Pinna Nossai) sono già stati processati e condannati in abbreviato a Cagliari. La requisitoria del pm De Angelis proseguirà il 5 dicembre.

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