La Nuova Sardegna

Sassari

Nessun abuso sulla figlia degli amici di famiglia

di Nadia Cossu
Nessun abuso sulla figlia degli amici di famiglia

Cinquantenne sassarese assolto dalle gravi accuse di una quattordicenne La difesa: furono le invenzioni di un’adolescente. Il pm aveva chiesto 5 anni

20 novembre 2016
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SASSARI. Sono stati anni difficili, vissuti con un peso insostenibile, trascorsi a cercare di difendersi da un’accusa terribile: violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di appena 14 anni.

Fino a quando, nei giorni scorsi, la sentenza del giudice Carmela Rita Serra ha messo fine al calvario processuale di un sassarese di cinquant’anni: «Assolto perché il fatto non sussiste». Era finito a processo nel 2014 dopo la denuncia presentata dai genitori di una quattordicenne e il pubblico ministero Mario Leo, ritenendo che la ragazzina fosse attendibile e che, quindi, le accuse fossero fondate, aveva chiesto una condanna a cinque anni e quattro mesi. Ma non era dello stesso avviso il giudice che, accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Paola Milia, ha invece scagionato l’imputato da un’accusa infamante.

Gli episodi di presunta violenza che erano stati contestati all’imputato risalirebbero agli anni tra il 2012 e il 2014. La ragazzina, a un certo punto, si era confidata con la sua insegnante alla quale aveva raccontato che quell’uomo – un amico di famiglia – l’aveva molestata. Aveva descritto i comportamenti che l’uomo avrebbe avuto nei suoi confronti, in particolare baci, tentativi di toccarla nelle parti intime. L’insegnante allarmata aveva immediatamente contattato i genitori della studentessa ai quali aveva raccontato le confidenze ricevute dalla ragazza. Una doccia gelida, considerato che per loro quell’uomo era un amico, una persona di fiducia che mai aveva destato sospetti. Ma avevano comunque deciso di credere alla loro figlia e, dopo la denuncia, il caso era approdato in tribunale con un’imputazione – per l’imprenditore cinquantenne – molto pesante.

L’uomo a quel punto si è rivolto all’avvocato Paola Milia e ha dato la sua unica versione dei fatti: «Non ho mai toccato in vita mia questa ragazza». I genitori della quattordicenne, per contro, si sono costituiti parte civile con l’avvocato Chiara Maninchedda e al termine del processo hanno chiesto un risarcimento simbolico di 150 euro.

L’avvocato Milia ha cercato di smontare le accuse sostenendo che il racconto della ragazzina fosse frutto di fantastia e che non fosse supportato da alcuna prova. Una tesi evidentemente condivisa dal giudice che ha infatti concluso per una sentenza assolutoria.

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