Un tesoro di presse e fregi aspetta un vero museo
All’ex mercato la collezione di un ex tipografo sulla storia della stampa isolana «La voglio mettere a disposizione dei sardi ma nessuno accoglie il mio appello»
SASSARI. Nel mercatino natalizio che si è aperto nel vecchio mercato civico, c’è una bancarella molto speciale. È quella di Mariano Deidda, cagliaritano di 61 anni, e per oltre quaranta tipografo. Cosa ha di tanto particolare quello stand? Nasconde un tesoro: e cioè la storia della stampa e della comunicazione in Sardegna dal 1500 a oggi. Raccontata attraverso libri, torchi, presse, caratteri, fregi, clichè, matrici e attrezzature varie. Che Deidda ha raccolto e raccoglie con passione da trent’anni girando tutta l’isola.
Un patrimonio di immenso valore che l’ex tipografo ha portato ovviamente solo in piccola parte sotto la pensilina liberty dell’ex mercato.«Perchè è una collezione di ben 15 tonnellate quella che ho messo insieme in tanti anni di pazienti ricerche in botteghe dismesse e vecchi magazzini, censendo questa ricchezza in un catalogo che comprende i nomi di 60 tipografie». Salvando così dalla distruzione testimonianze di un passato di cultura alla quale si legano indissolubilmente gli strumenti di stampa. Un passato che ha visto la Sardegna primeggiare: «Basti pensare – racconta con orgoglio Deidda – che l’isola nel 1860 ha stampato più periodici di tutta Italia e che grazie alle tipografie si è fatta l’unità di Italia».
Al mercatino natalizio Deidda ha portato delle vere rarità tra cui un libro stampato dalla tipografia Dessì-Chiarella, clichè e tanto altro materiale prezioso per studiosi e appassionati, ma anche di grande valore informativo e didattico. C’è pure una ricostruzione del torchio da stampa di Johannes Gutenber, l’inventore dei caratteri mobili che pose le basi delle stampa industriale. L’esposizione del collezionista ,poi, coincide proprio con i 450 anni della nascita della stampa nell’isola, che si deve a Nicolò Canelles, sacerdote di Iglesias, che dopo aver appreso l’arte al Vaticano, la importò nella sua terra dando ai tipi un catechismo.
Inoltre l’ex stampatore cagliaritano è riuscito a fare suoi, pezzi unici come quelli della Stamperia reale di Torino, fondata nel 1740 e che ebbe una sede a Cagliari per volere di Casa Savoia. Nel 1770 in alcuni magazzini dell’università di Cagliari le macchine cominciarono a lavorare e a pubblicare veri capolavori.
Tutto questo bendidio ha avuto riconoscimenti e apprezzamenti ovunque «primo tra tutti quello del Ministero dei Beni culturali che ha riconosciuto il suo valore, unico nel suo genere, in Sardegna per numero di esemplari e per la loro rarità – racconta Mariano Deidda –. Per questo vorrei che la mia collezione potesse avere un’esposizione permanente, un museo della stampa che racconti a vecchie e nuove generazioni il valore di un’attività che non è stata meramente industriale».
Deidda ci ha provato a Cagliari. Il Comune aveva dato l’ok, nel 2007, con l’approvazione di un primo progetto, poi nel 2010, ma ancora non è successo niente. Ora l’ex tipografo innamorato del suo lavoro ha avuto contatti anche con Palazzo Ducale. «L’appello che voglio lanciare è a non disperdere un patrimonio che ha un’importanza riconosciuta per la Sardegna – afferma –. Le mie macchine e tutto il materiale che mi appartiene rischieranno di arrugginirsi se non gli si sarà data un’adeguata collocazione. Sono oggetti che vorrei condividere con tutti i sardi. A loro è legata letteratura ed editoria, conservo i caratteri con cui venenro stampati i primi numeri dell’Unione sarda. Dessì stampò numeri della Nuova Sardegna. Possibile che qua dove sono nato mi si risponda sempre che o non ci sono soldi o non ci sono spazi per collocare la mia collezione? Le offerte finora non mi sono mancate da tutt’Italia, ma io voglio che questo patrimonio rimanga qui. Non posso ancora approfittare – scherza – della pazienda di mia moglie che ha visto la nostra casa tramutarsi in un museo». A Sassari il Comune raccoglierà la richiesta di Mariano Deidda? Un posto dove esporre almeno una selezione di oggetti ci sarebbe: l’ex tipografia Chiarella in via Al Carmelo, sempre in attesa di trovare una destinazione.