La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, locali gratis alle associazioni: ancora caos

di Luigi Soriga
La palazzina di via Sant'Anna che ospita diverse associazioni
La palazzina di via Sant'Anna che ospita diverse associazioni

A distanza di un anno il Comune non è riuscito a riordinare la giungla di privilegi

08 gennaio 2017
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SASSARI. L’assessore al Patrimonio Alessio Marras, che conosce la macchina amministrativa, si era tenuto sul prudente andante: «Metteremo ordine nell’anarchia degli spazi concessi alle associazioni. Certamente però non lo faremo da un giorno all’altro e non entreremo a gamba tesa andando a cacciare la gente». Terreno molto accidentato, meglio camminare in punta di piedi. E infatti, a distanza di un anno, di questi buoni propositi non se n’è concretizzato mezzo. Da quelle dichiarazioni di intenti che risalgono a gennaio 2016 lo scenario è rimasto immutato. Non è stato pubblicato alcun bando, nessun locale riassegnato, chi aveva a disposizione i 100 metri quadri pubblici da vent’anni continua a utilizzarli in esclusiva, chi ne usufruiva gratis, non pagando nemmeno le utenze di luce e acqua, prosegue in questi assurdi privilegi e soprattutto, chi ancora attende una l’assegnazione di una sede da parte del Comune deve mettersi il cuore in pace: per ancora molto tempo non avrà alcuna speranza di ottenerla. Perché Palazzo Ducale al momento non ha spazi disponibili da ridistribuire ed evidentemente non c’è l’intenzione reale di mettere mano a trattamenti di favore sedimentati nel tempo.

Si parla di una gestione clientelare dei beni pubblici portata avanti in maniera sistematica da ogni amministrazione che si è susseguita in città. Le assegnazioni delle sedi pubbliche alle associazioni culturali o agli enti non sono mai passate attraverso un bando o una selezione per meriti, titoli, o attività sociale svolta. Perciò il criterio era esclusivamente uno: il voto di scambio. Era l’amministratore di turno a segnalare e sponsorizzare l’associazione amica. Una stanza concessa in comodato gratuito, senza alcun contratto, poteva equivalere a mettere in cassaforte un centinaio di preferenze. E ora certi diritti acquisiti vien male scardinarli, perché le resistenze tra i politici, ma evidentemente anche negli uffici, sono molto forti. Dove tocchi rischi di scottarti. Il manuale della autoconservazione politica suggeriva questa massima, quanto mai attuale: mai rivedere il patrimonio comunale dopo la metà del mandato, perché gli elettori sfrattati, anche a distanza di un paio d’anni, si ricordano bene di chi li ha cacciati.

La cosa deprimente è che il Comune, da padrone di casa, non è riuscito nemmeno a imporre una gestione condominiale dei locali, perché nessuna associazione si è dimostrata disponibile a dividere i propri spazi in fasce orari con altri nuovi inquilini. Anche se magari utilizzano la sede solo due volte alla settimana. E non è riuscito a ottenere da tutte le associazioni il pagamento delle utenze di luce e acqua. Dove in uno stesso locale coabitano più enti, vista la difficoltà a mettersi d’accordo tra loro nel stimare i consumi, al 90% le utenze sono pagate da Palazzo Ducale. Una deregulation, e una vergogna amministrativa, che pesa sui bilanci pubblici anche 100mila euro l’anno. Nel frattempo l’elenco di nuove richieste di spazi cresce, e in stand by ci sono diverse associazioni meritevoli che svolgono attività sociale quotidiana. Una per tutte quella dei Guardian Angels, che anche in queste settimane di freddo ha continuato a distribuire viveri e coperte ai clochard cittadini.

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