La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, lotta contro il cancro e la burocrazia

di Gabriella Grimaldi
Sassari, lotta contro il cancro e la burocrazia

Paziente oncologica costretta a inscenare un sit-in per ottenere la visita cardiologica senza dover passare attraverso il Cup

15 febbraio 2017
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SASSARI. Donne in guerra contro una malattia che fa ancora paura: il tumore al seno. Ma non basta, perché il diritto a cure appropriate a queste latitudini può ridursi a una frase buona per le comparsate ai convegni o in caso di elezioni imminenti. E così ieri mattina, una malata oncologica in cura al Santissima Annunziata si è presentata, suo malgrado, allo sportello della clinica cardiologica di viale San Pietro per pretendere, davanti a microfoni e telecamere, una visita che le era stata prescritta dai medici ma per la quale, secondo l’organizzazione dell’Aou, avrebbe dovuto prendere appuntamento attraverso il Cup, il Centro unico di prenotazione, con tempi di attesa “degni” della sanità sassarese e quindi prevedibilmente non proponibili per una persona sofferente di tumore. Le operatrici hanno risposto gentilmente alla signora, davanti a tutti gli altri pazienti in coda per il loro turno, che la clinica tiene sempre posti liberi per i pazienti oncologici e infatti su due piedi è stata fissata la visita per le 12, appena un’ora dopo. Da rimanere a bocca aperta.

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Ieri dunque il gesto dimostrativo di Luana Farina, un’attivista sempre in prima linea per difendere i diritti delle donne, ha avuto un lieto fine ma fra le tante persone che hanno voluto essere presenti per solidarietà o perché coinvolte, anzi travolte, dal problema del tumore al seno, c’era tanta rabbia. In molte hanno raccontato di essere state costrette a rivolgersi al Cup per “cucire” in perfetta solitudine il loro percorso di cure. E la risposta degli operatori è stata spesso contradditoria: in alcuni casi la lista prevedeva una corsia preferenziale per i malati oncologici, in altri casi no e quindi alcune donne si sono ritrovate a dover aspettare sei mesi per una visita legata alla loro patologia. Solo grazie all’intervento dei singoli medici che le seguono, («sempre molto sensibili e molto determinati», hanno detto le pazienti) il nodo si è sciolto.

«Sono qui oggi - ha detto Luana Farina - per chiederemaggiore rispetto per i diritti dei malati, per pretendere, per le donne a cui è stato diagnosticato un tumore al seno, un percorso di cure credibile, un’organizzazione che le accompagni in questo difficilissimo cammino che non le lasci sole a doversi sbattere da una parte all’altra quando sono disperate. Noi non vogliamo essere solo numeri (codice 048), siamo persone e continueremo a lottare per la nostra dignità». Il riferimento è all’attivazione, mai avvenuta a Sassari nonostante la legge lo preveda, della Breast unit, una struttura organizzativa multidisciplinare che prende in carico la donna dal momento della diagnosi del carcinoma al seno fino alla riabilitazione e al rientro al lavoro o alla vita attiva. Tante le promesse dell’assessorato regionale nel corso degli ultimi anni mai mantenute mentre una settimana fa un timore si è trasformato in dura realtà. La Breast unit sorgerà nel Nord Sardegna ma non a Sassari, sarà invece attivata nell’ospedale privato Mater Olbia. Una grande delusione per tutte le persone che avevano creduto nella nascita di un vero hub, un centro di eccellenza sanitario coincidente con l’Aou e cioè con l’ospedale Santissima Annunziata e con le cliniche universitarie di San Pietro. Una speranza rafforzata dai numeri perché la costituzione della Breast unit prevede un numero minimo di casi diagnosticati (che dovrebbero essere 150 all’anno) mentre Sassari ne prende in carico 300. Tanto però non è bastato alla Regione per decidere di investire su una sanità cittadina sempre più agli sgoccioli.

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