La Nuova Sardegna

Sassari

PARLIAMONE

L'emergenza lavoro non ha età

Gianni Bazzoni
L'emergenza lavoro non ha età

La disoccupazione ormai si tramanda di padre in figlio mentre occasioni quali il Parco dell'Asinara o la miniera di bauxite di Olmedo restano inattive per situazioni oltre ogni umana comprensione

19 febbraio 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. L’emergenza lavoro non ha più età. Un giorno sono i ventenni - quelli che scoprono l’altra faccia dei voucher - un altro sono gli over 50 che si ritrovano in mezzo alla strada disorientati: troppo avanti con gli anni per cercare un nuovo lavoro e ancora giovani per andare in pensione. Il nord Sardegna è falcidiato, una conta quotidiana che piazza croci ovunque e anche nei campi che sembravano fertili e destinati a una ripresa non cresce più un posto di lavoro.

Insomma, l’argomento dovrebbe essere di grande attualità, di quelli da parlarne tutti i giorni. Invece nelle sedi istituzionali passano anche mesi senza che venga neppure pronunciata la parola “lavoro”. Quasi fa paura, perché dietro quel silenzio c’è un fallimento collettivo, il dramma di una classe politica e sindacale che ha perso anche l’abitudine alle lotte, che non ha più il senso della realtà, si affida a solidarietà estemporanee e non riesce ad andare oltre la logica degli aiuti straordinari e del sostegno al reddito.

Forse sfugge la drammaticità del fatto che la condizione di indigenza viene ormai tramandata di padre in figlio. E che in troppi nuclei familiari si confrontano generazioni di senza lavoro, gente con reddito zero che attende un segnale. Ma di lavoro non si parla più, si è smarrita anche la cultura.

L’impressione è di essere arrivati a un punto di non ritorno e alla fine ci rimetteranno tutti, anche quelli che oggi sono convinti di poter stare beatamente al sole. Manca il lavoro, ma non è vero che non ci sono posti di lavoro. Perché gli organici sono sottodimensionati in quasi tutti i settori pubblici e anche in strutture private di una certa rilevanza.

Mancano invece le risorse, una politica seria che vada oltre la creazione di poche opportunità con il marchio del precariato. E una programmazione seria nei territori, dove sono disponibili invece patrimoni straordinari con la possibilità di sviluppare filoni alternativi ai fallimenti del passato.

Il tempo però si è fermato: il Parco nazionale dell’Asinara è attivo ormai da vent’anni ma si trascina i soliti problemi cronici di sempre, non ha nemmeno un presidente. Il patrimonio archeologico, culturale e ambientale è una risorsa invidiata da tutti ma produce solo piccole cifre che non fanno notizia. La storia dei minatori di Olmedo è simbolica: c’è lavoro per la bauxite, non solo in miniera ma per le lavorazioni, i trasporti, il porto e i servizi. Ma il sistema non decolla, una beffa.

Infine, non è vero che i Comuni non possono fare niente per il lavoro. Possono creare condizioni per nuove iniziative occupazionali, favorire incontri, approvare piani e indirizzi per nuovi insediamenti compatibili con i territori. Solo se il lavoro diventa una priorità e viene messo davanti alle altre cose - tante banali e seme velenoso di liti inutili - si può ancora sperare di risollevare la testa. Altrimenti il declino sarà inesorabile.

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative