La Nuova Sardegna

Sassari

Sant’Antonio, la cappella è interamente affrescata

di Antonio Meloni
Sant’Antonio, la cappella è interamente affrescata

La straordinaria scoperta è stata fatta durante il restauro dell’altare ligneo Il ciclo pittorico racconterebbe l’Annunciazione e la nascita della Vergine

23 marzo 2017
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SASSARI. Quella che fino a pochi giorni fa era solo un’ipotesi è diventata una certezza: la cappella dell’Addolorata nella chiesa di Sant’Antonio Abate è interamente affrescata. Buona parte del prezioso ciclo pittorico seicentesco, che orna la cappella dell’arcicofraternita dei servi di Maria, è stata svelata e da ciò che si vede è possibile anche azzardare le prime interpretazioni.

Il lavoro di restauro, sotto la direzione di Laura Donati della Soprintendenza alle Belle Arti, ha consentito di scoprire una serie di dipinti di indubbio valore storico-artistico che conferiscono ulteriore pregio alla cappella in cui si trova l’altare ligneo appena riportato all’antico splendore dopo il delicato e laborioso intervento di Sergio Gnozzi che per un anno ha lavorato sul manufatto. L’affresco, infatti, venne scoperto casualmente quando, durante il montaggio di un soppalco, venne giù una porzione d’intonaco che svelò parte di un motivo colorato. Dopo il relativo sopralluogo della Soprintendenza, venne appurato che si trattava di un affresco e da lì l’ipotesi confermata nei giorni scorsi. Il dipinto, che orna l’intera cappella, volta compresa, racconta la storia della Vergine e mostra, nella parte in alto a sinistra, un’Annunciazione mentre sotto compare l’Immacolata concezione. Immagini molto suggestive che, stando alle prime interpretazioni, ricalcano l’iconografia più classica. A destra si vede, invece, quella che dovrebbe essere la nascita della Vergine e in un angolo si nota anche un crocifisso. «Il restauro è solo all’inizio, si tratta delle prime osservazioni – spiega Laura Donati – per poter dare un’interpretazione compiuta sarà necessario aspettare la completa rimozione della patina d’intonaco che copre le pareti e la volta».

Dopo la pausa pasquale, i lavori riprenderanno a pieno ritmo e si spera possano essere conclusi a breve. Di certo si sa che la scoperta è notevole anche perché la cappella è parte del nucleo originario dell’antica chiesa di via Saffi. Il restauro dell’altare ligneo ha riservato alcune piacevoli sorprese. All’inizio dell’intervento, infatti, rimossa la patina superficiale di vernice, il restauratore Sergio Gnozzi aveva scoperto che il legno dell’altare era rivestito da una finissima lamina d’argento. In alcuni punti il metallo era stato perfino sottoposto a una raffinata doratura ottenuta con l’impiego della mecca, sostanza usata dagli ebanisti del Seicento per impreziosire gli altari. L’altare dell’Addolorata, dunque, interamente restaurato, è già visibile ai fedeli che durante la Settimana santa, come vuole tradizione, potranno soffermarsi in preghiera. L’auspicio, a questo punto, è che la cappella possa essere restaurata interamente per restituire alla città un’opera d’arte di grande valore. L’altare e la relativa cappella, infatti, hanno una storia importante: la chiesa di Sant’Antonio abate, in stile Barocco di derivazione continentale, intitolata, a partire dal XVI secolo, ai Servi di Maria, è stata terminata nel 1709. La cappella dell’Arciconfraternita, attualmente guidata dal priore Mario Dau, è parte del nucleo originario di un preesistente edificio sacro, d’epoca cinque-seicentesca, poi rimaneggiato per la costruzione di quello attuale che svetta in piazza Sant’Antonio, nel punto in cui, in antico, si apriva la porta medievale di San Biagio. Dal 1727, nella cappella dell’Addolorata, la settimana che precede il venerdì santo, si celebra ancora il settenario. In quell’occasione, i Servi di Maria espongono al pubblico il simulacro della Vergine trafitta da sette spade che viene portato in processione il venerdì santo.

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