La Nuova Sardegna

Sassari

Attentati agli amministratori, scatta l'allarme: in Sardegna ogni mese ce n'è uno

di Silvia Sanna
Attentati agli amministratori, scatta l'allarme: in Sardegna ogni mese ce n'è uno

Fucilate, bombe e auto bruciate: 121 episodi dal 2010 e responsabili quasi sempre impuniti. Il presidente dell'Anci Emiliano Deiana scrive al governatore Francesco Pigliaru

24 marzo 2017
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SASSARI. Si viaggia alla media di un attentato al mese, tra picchi improvvisi e lunghe pause. Il mese in corso è esemplare: quattro episodi in rapida successione, altrettanti amministratori comunali colpiti nell’arco di appena 16 giorni. L’ultimo caso a Seui dove l’auto dell’assessore Mondino Gaviano è stata sforacchiata dalle fucilate. Due giorni prima, il 16 marzo, a danneggiare l’auto del sindaco di Domusnovas era stata una bomba artigianale. Subito dopo questo episodio, il presidente dell’Anci Emiliano Deiana ha scritto una lettera rivolta a te destinatari: il governatore Francesco Pigliaru e gli assessori Cristiano Erriu (Enti locali) e Filippo Spanu (Affari generali).

Obiettivo: sollevare l’asticella, fare in modo che il fenomeno attentati agli amministratori isolani diventi un problema nazionale attraverso il coinvolgimento del governo. I numeri sembrano giustificare la preoccupazione del sindaco di Bortigiadas: 121 attentati denunciati dal settembre 2010 a oggi, una media di oltre 18 all’anno tra auto bruciate, bombe, fucilate contro le case e i municipi, ma anche minacce di morte sui muri o buste di proiettili recapitate a domicilio. Un clima di tensione aggravato dal fatto che i responsabili restano quasi sempre impuniti. E nel quale al danno si somma anche la beffa: chi subisce danni paga di tasca propria, i risarcimenti arrivano – se va bene – solo dopo una lunga attesa.

Sindaci abbandonati. Una prima risposta da parte del presidente Pigliaru è arrivata. Dopo l’attentato a Seui il governatore ha proposto la convocazione di una seduta permanente Regione-Enti locali alla quale invitare prefetti e forze dell’ordine. Perché, ha detto Pigliaru «è più che mai necessario stringersi intorno agli amministratori, isolare i violenti, fornire tutte le informazioni utili agli inquirenti e attendersi pene severe e condanne dei tribunali e delle comunità». Sinora questo è avvenuto solo in minima parte, dice Emiliano Deiana. Che denuncia la solitudine degli amministratori locali, i sindaci in testa. «Il cui ruolo viene continuamente delegittimato – dice il presidente Anci – se un sindaco si lamenta quasi sempre si dice che lo fa per ragioni politiche. In realtà solleva un problema, evidenzia l’assenza o scarsità di fondi necessari per fare fronte alle emergenze del suo paese. Deiana fa un esempio: «I fondi per le povertà 2016 non sono mai arrivati, c’è stato un problema nella delibera, ora si sta finanziando quella del 2017. E sulla povertà attecchisce il malessere, «il malcontento che può sfociare in atti di violenza. Con gli amministratori che diventano i primi bersagli».

Più sicurezza. Ecco perché, secondo Deiana, bisogna muoversi su più fronti. «Il primo aspetto fondamentale è mettere in condizione gli amministratori di operare, assicurando le risorse fondamentali per dare risposte. E poi bisogna garantire sicurezza. Per questo ho chiesto al governatore Pigliaru di procedere con urgenza al completamento della rete di videosorveglianza, che può essere un valido deterrente verso gli atti criminali». Ma le telecamere non bastano «perché non possono certamente prendere il posto degli uomini in divisa». E nei piccoli paesi, quelli dove il malessere è più forte, le caserme si svuotano. Deiana cita la situazione drammatica del Goceano: «Di notte c’è solo una pattuglia a presidiare un territorio molto vasto, una zona “calda” dove si sono verificati diversi attentati, tutti molto gravi». Per esempio quello del gennaio 2015 a Bultei quando un ordigno ad alto potenziale esplose sulla porta d’ingresso della casa del sindaco di Bultei Francesco Fois. Una bomba che poteva uccidere.

Lo Stato assente. Le ultime notizie risalgono al luglio 2016. Da allora si sono perse le tracce dell’Osservatorio sugli attentati nato per volontà dell’allora ministro degli Interni Angelino Alfano. Un organismo che avrebbe dovuto svolgere un ruolo di controllo e di intelligence sul territorio. È rimasto tutto sulla carta. Ora il presidente dell’Anci sollecita un coinvolgimento del ministro Minniti e del presidente del Consiglio Gentiloni: «Se il problema non sarà preso in carico dal governo – dice Deiana – continueremo a fare solo chiacchiere». E gli attentatori penseranno di essere invincibili.

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