La Nuova Sardegna

Sassari

Viaggio nei quartieri, Li Punti: una città nella città ma a misura d’uomo

di Pinuccio Saba
Viaggio nei quartieri, Li Punti: una città nella città ma a misura d’uomo

Non mancano i piccoli problemi ma i residenti sono più che soddisfatti. La zona è dotata di tutti i servizi, resta il cruccio dei rapporti con il Comune

09 aprile 2017
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SASSARI. Una città nella città, almeno secondo i parametri della regione, e certamente uno dei quartieri periferici meglio serviti tanto che i residenti denunciano poche criticità e - nella maggior parte dei casi - mai rinuncerebbero ad abitare a Li Punti. Il nome Li Punti sembra derivare dallo spagnolo “los pontes”, riferito alle arcate dell’acquedotto romano che riforniva la fiorente Colonia Julia Turris Libisonis (l’attuale Porto Torres) fondata, secondo la tradizione, da alcuni legionari al rientro proprio dalla Spagna. E sempre nell’area dove il secolo scorso è nata la “frazione” di Li Punti, sorgeva uno dei tanti villaggi medievali (Innoviu) che segnavano la strada fra Pozzo di Bidda poi diventato Libero Comune di Tathari e, appunto, Turris. Un’area, quindi, sempre densamente abitata e ora il quartiere di Li Punti è uno dei più popolosi con i suoi quasi 16 mila abitanti “ufficiosi” dato che l’ultimo censimento ufficiale (2011) aveva registrato poco più di diecimila residenti.

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Il quartiere può contare sulla presenza di due sportelli bancari (fino allo scorso anno erano tre), diverse scuola materne, elementari e medie, imprese artigianali, supermercati, studi professionali, tre edicole, bar, pizzerie e ristoranti. E ancora, un “Centrocittà”, la sede della ex circoscrizione, l’unico distaccamento oltre al comando centrale della polizia municipale, almeno tre impianti sportivi (due campi di calcio e uno, nuovissimo, per il baseball), un curato parco frequentato soprattutto dalle mamme con bambini. «Se mettessero qualche gioco in più, magari all’ombra, non sarebbe male», è il rapido commento di una giovane donna che si allontana con due bambini «perché devo preparare la cena».

Come detto poche lamentele e, soprattutto, un nuovo radicamento al quartiere. A chi chiede “di dove sei?”, i residenti rispondono ormai quasi all’unisono: “di Li Punti”. Non di Sassari, ma di Li Punti. E non poteva essere diversamente. Quella che una volta era la borgata più vicina a Sassari e che alle origini (anni Quaranta) era sono una piccola frazione con poche decine di case sparse nella campagna della Nurra, adesso è un quartiere giovane, un quartiere di espansione, fondamentalmente un quartiere tranquillo. Che nel primo dopoguerra e negli anni del “boom” economico aveva attirato decine di famiglie provenienti da mezza Sardegna che cercavano occupazione nell’edilizia (a Li Punti c’era la più importante cava di tufo del territorio) e nella nascente industria petrolchimica. Ma non mancavano le attività artigianali come la fabbricadelle buste di carta o dei sottolii, o diverse officine meccaniche. Un Eldorado a scartamento ridotto capace di attirare intere famiglie dal Goceano, dalla Barbagia e dall’Ogliastra. Proprio il Goceano è la regione della Sardegna che ha “alimentato” di più la crescita del quartiere. E 32 anni fa, la colonia goceanina ha importato a Li Punti uno dei riti collettivi più diffusi e cioè “Lu fogaroni”, il grande fuoco acceso in onore di sant’Antonio Abate attorno al quale ci consumano cerimonie e tradizioni la cui origine si perde addirittura nel paganesimo.

Ovviamente Li Punti non è un Eden ma un quartiere perfettibile. Magari con un presidio sanitario più consistente di quello attuale. Cioè il “nulla”: giusto un laboratorio privato per le analisi e diversi studi medici sempre privati. La richiesta più pressante? Quella di un medico pediatra, vista anche l’età media dei residenti, decisamente inferiore a quella del resto della città. E ancora, una maggiore attenzione per la cura e il decoro delle strade «visto che a Li Punti operano solo due netturbini – sottolinea Alberto, uno dei numerosi commercianti del quartiere –. È praticamente impossibile che due persone riescano a curare un quartiere esteso come il nostro. E non sarebbe male - conclude – una maggiore attenzione per i piccoli spazi verdi. Ne guadagnerebbe il decoro del quartiere e il grado di soddisfazione dei residenti». Che soffrono, però, un grande cruccio: da quando sono state abolite le circoscrizioni, il dialogo con l’amministrazione comunale si è fatto oltremodo complicato. E le istanze dei cittadini, restano senza risposte.

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