La Nuova Sardegna

Sassari

Denuncia degli ambientalisti: «Stanno prosciugando il Baratz»

di Gian Mario Sias
Il lago Baratz
Il lago Baratz

Appello di un gruppo di frequentatori abituali del lago naturale: mai visto così vuoto in primavera. Avvistati tubi che collegano il bacino con le campagne circostanti. Le associazioni si mobilitano

11 aprile 2017
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SASSARI. «Stanno uccidendo il lago di Baratz, ma nessuno fa niente». La denuncia arriva da un gruppo di ambientalisti che frequentano per passione l’intero sistema ecologico che ruota attorno all’unico lago naturale della Sardegna. Situato nel territorio comunale di Sassari, tra le dune di Porto Ferro e la parte della Nurra costiera, che sfoga all’Argentiera, il lago è ai minimi storici. «Mai visto così vuoto in primavera», è l’allarme sollevato dagli autori della segnalazione. «Un livello simile può essere comprensibile in agosto, ma non in questo periodo dell’anno – dicono –. La verità è che sta succedendo qualcosa di molto strano nell’indifferenza generale delle istituzioni che dovrebbero controllare e tutelare una risorsa straordinaria come questa oasi naturali».

Per essere più precisi, secondo loro sta succedendo che «lo stato pietoso in cui versa il lago, in cui il cui livello dell’acqua è spaventosamente basso nonostante le precipitazioni di quest’inverno, è conseguenza di alcuni prelievi abusivi di grossa entità», accusano senza mezzi termini. Loro sono pescatori sportivi, di quelli che fanno la foto alla loro preda e la rimettono in acqua, o appassionati di foto naturalistica, o di bird wathcing e di altre attività ad alta compatibilità con l’ecosistema che frequentano, vivono e conoscono. Per cercare le ragioni di un fenomeno innaturale, hanno battuto la zona palmo a palmo. «Basterebbe poco per vedere che ci sono dei tubi che dal lago si inoltrano nelle campagne», denunciano. Anzi, «fino a qualche giorno fa ce n’erano anche altri, ma sono stati rimossi», proseguono.

I casi sono due, secondo loro. «O ci hanno visto e si sono preoccupati, o più probabilmente sono autori di prelievi periodici – insistono – e torneranno alla carica più in là, perché intanto sanno di non essere controllati e di non rischiare proprio niente».

Per ora parlano a titolo personale e preferiscono restare anonimi per evitare ritorsioni, ma stanno seriamente pensando a costituire un comitato che raggruppi tutte le associazioni che, per amore della natura, siano disposte a protestare formalmente nelle sedi più opportune. Perché il dubbio è, soprattutto, «come sia possibile che nessuno si renda conto di niente quando il livello dell’acqua è un chiaro segnale di qualcosa che non va», protestano.

«Una cosa del genere – dicono – si è verificata solo anni addietro, e aveva portato a un disastro sotto ogni punto di vista». Già, perché «la situazione del Baratz è un problema che si ripresenta ciclicamente – lamentano – ma purtroppo gli interventi delle autorità si sono sempre avuti dopo catastrofiche morie di pesci, con rischi sanitari enormi e un danno ecologico quasi irreversibile».

Eppure quei tubi sono lì. «Si trovano in un brevissimo tratto di costa nel settore nord orientale, in corrispondenza dell’insenatura di uno degli affluenti principali – segnalano – sarebbe interessante effettuare un’ispezione dell’intero perimetro per valutare l’entità dei prelievi di acqua». E allora la domanda di questo gruppo di appassionati di natura e innamorati del Baratz è una sola. «Dobbiamo nuovamente aspettare che il lago si secchi e ci sia un’altra moria?», chiedono. E ancora. «Come mai il lago è già in crisi idrica all’inizio della stagione? A che punto sono gli interventi di controllo sui prelievi abusivi e sui pozzi artesiani abusivi dell’area circostante?». Si attendono una risposta, e anche in fretta.

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