Sassari, Erasmus da record: più di mille studenti dall'estero
di Vincenzo Garofalo
L’Università celebra il trentennale del progetto europeo: quest’anno i giovani arrivati da tutta Europa sono stati 1038
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SASSARI. La carica dei mille alla conquista dell’Europa. L’Università di Sassari celebra i trent’anni dell’Erasmus con un record d’Ateneo: quest’anno oltre mille studenti (mille e trentotto per l’esattezza) sono salpati da Sassari per fare un’esperienza europea completando una fetta del proprio percorso di studi all’estero.
Un risultato che premia gli sforzi di internalizzazione su cui si focalizza molto della politica di gestione dell’Ateneo sassarese, e che è stato decantato ieri mattina nell’aula magna dell’Università, con il convegno “Una pietra miliare per l’Europa”.
L’incontro, moderato dalla giornalista di Repubblica, Cristina Nadotti, ha visto gli interventi, tra gli altri, di Alessia Pellegrini dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Paola Castellucci del Miur, del delegato rettorale per l’internazionalizzazione, Luciano Gutierrez, e del direttore generale dell’Ateneo, Guido Croci. Sono state ripercorse le tappe con cui si è sviluppato il programma Erasmus, e snocciolati dati su dati per testimoniare la crescita del progetto voluto, trent’anni fa, dalla Commissione europea per cercare di infondere lo spirito di Europa e di unità nelle future classi dirigenti del vecchio continente.
Ma a catalizzare l’attenzione della sala sono state le storie dei tanti ragazzi che hanno utilizzato l’Erasmus come un trampolino di lancio per migliorare le proprie conoscenze e affermare il proprio talento e le proprie capacità.
E nell’Università di Sassari, ateneo che riesce a mandare all'estero il 19 per cento dei propri iscritti, contro una media nazionale dell’8 per cento, gli esempi non mancano.
Uno dei più sfavillanti è l’esempio di Matteo Cossu: partendo da Tresnuraghes ha frequentato l’Università sassarese, ha fatto l’Erasmus in Finlandia e si è laureato in Biotecnologie agrarie, a Sassari.
Forte del suo curriculum e dei suoi studi europei, tra cui una felice tappa a Parigi, Matteo oggi ha un contratto di due anni per un post-doc con il Nasa Astrobiology Institute Carl R. Woese Institute for Genomic Biology- Università dell'Illinois.
E poi ci sono gli esempi di Sabrina Ledda e Bruno Atzori, che dopo le mobilità in Spagna e Portogallo, oggi vivono e lavorano in una grande azienda in Lussemburgo.
E Stefania Majore, impiegata in una grande azienda italiana. Tutti sono stati studenti dell'Università di Sassari e hanno guidato l’associazione Erasmus Student Network che collabora strettamente con l'Ufficio relazioni internazionali dell’Ateno ed è un punto di riferimento per tutti gli studenti in ingresso.
Loro sono solo alcuni delle migliaia di studenti Erasmus partiti da Sassari in tanti anni di cooperazione europea. Tanti altri sono arrivati in piazza Università da vari Paesi dell’Unione: solo quest’anno i ragazzi stranieri ospitati in città con il programma Erasmus sono 335.
Scambi di studio e culturali che, citando le parole del prorettore vicario, Luca Deidda, rappresentano «un successo per l’Europa».
Un risultato che premia gli sforzi di internalizzazione su cui si focalizza molto della politica di gestione dell’Ateneo sassarese, e che è stato decantato ieri mattina nell’aula magna dell’Università, con il convegno “Una pietra miliare per l’Europa”.
L’incontro, moderato dalla giornalista di Repubblica, Cristina Nadotti, ha visto gli interventi, tra gli altri, di Alessia Pellegrini dell’Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire, Paola Castellucci del Miur, del delegato rettorale per l’internazionalizzazione, Luciano Gutierrez, e del direttore generale dell’Ateneo, Guido Croci. Sono state ripercorse le tappe con cui si è sviluppato il programma Erasmus, e snocciolati dati su dati per testimoniare la crescita del progetto voluto, trent’anni fa, dalla Commissione europea per cercare di infondere lo spirito di Europa e di unità nelle future classi dirigenti del vecchio continente.
Ma a catalizzare l’attenzione della sala sono state le storie dei tanti ragazzi che hanno utilizzato l’Erasmus come un trampolino di lancio per migliorare le proprie conoscenze e affermare il proprio talento e le proprie capacità.
E nell’Università di Sassari, ateneo che riesce a mandare all'estero il 19 per cento dei propri iscritti, contro una media nazionale dell’8 per cento, gli esempi non mancano.
Uno dei più sfavillanti è l’esempio di Matteo Cossu: partendo da Tresnuraghes ha frequentato l’Università sassarese, ha fatto l’Erasmus in Finlandia e si è laureato in Biotecnologie agrarie, a Sassari.
Forte del suo curriculum e dei suoi studi europei, tra cui una felice tappa a Parigi, Matteo oggi ha un contratto di due anni per un post-doc con il Nasa Astrobiology Institute Carl R. Woese Institute for Genomic Biology- Università dell'Illinois.
E poi ci sono gli esempi di Sabrina Ledda e Bruno Atzori, che dopo le mobilità in Spagna e Portogallo, oggi vivono e lavorano in una grande azienda in Lussemburgo.
E Stefania Majore, impiegata in una grande azienda italiana. Tutti sono stati studenti dell'Università di Sassari e hanno guidato l’associazione Erasmus Student Network che collabora strettamente con l'Ufficio relazioni internazionali dell’Ateno ed è un punto di riferimento per tutti gli studenti in ingresso.
Loro sono solo alcuni delle migliaia di studenti Erasmus partiti da Sassari in tanti anni di cooperazione europea. Tanti altri sono arrivati in piazza Università da vari Paesi dell’Unione: solo quest’anno i ragazzi stranieri ospitati in città con il programma Erasmus sono 335.
Scambi di studio e culturali che, citando le parole del prorettore vicario, Luca Deidda, rappresentano «un successo per l’Europa».