La Nuova Sardegna

Sassari

A Ezzi Mannu tornano ruspe e carabinieri

di Nadia Cossu
A Ezzi Mannu tornano ruspe e carabinieri

Dopo la recinzione rimossi anche i blocchi di cemento. Il proprietario del fondo: denuncio il Comune

31 agosto 2017
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SASSARI. Alla fine ieri mattina davanti alla spiaggia di Ezzi Mannu sono tornate le ruspe. E anche i carabinieri. Il Comune di Stintino infatti – a distanza di una settimana dalla rimozione della recinzione privata considerata abusiva – ha concluso l’opera di demolizione facendo smantellare e portare via anche i blocchetti di cemento che sorreggevano paletti e rete. «Peccato che nell’ordinanza che lo stesso sindaco ha firmato – dice Roberto Fresu, amministratore unico della Sismo srl e proprietario del terreno che consente alle auto l’accesso al mare – non si parli da nessuna parte di rimozione dei blocchi di cemento». E per questo, ordinanza alla mano, Fresu ieri ha chiamato i carabinieri perché verbalizzassero ciò che stava accadendo nel suo fondo. E ora, attraverso l’avvocato, presenterà una denuncia.

Sembra essere una contesa senza fine quella che da anni ormai interessa questa porzione di terra tanto preziosa. E non solo perché si trova in area protetta ma anche perché costituisce per i bagnanti (che pagano un obolo per l’ingresso in un terreno privato) una comodissima via di accesso al mare con la possibilità di parcheggiare a due passi dalla spiaggia. In zona Sic, però.

L’antefatto. Mercoledì scorso vigili urbani, ruspe e carabinieri si sono presentati davanti al terreno privato della Sismo Srl per eseguire l’ordinanza del Comune che prevedeva la demolizione della recinzione che delimita il terreno dei Fresu perché – in sintesi – pericolosa e priva di autorizzazioni. Inoltre si faceva riferimento a un recente pronunciamento del Tar. Nel 2010, infatti, il proprietario del terreno di Ezzi Mannu aveva presentato ricorso al tribunale amministrativo contro due ordinanze del Comune che sollecitavano sempre la rimozione della recinzione. «Il Tar non ha dato ragione all’amministrazione – precisa oggi il proprietario del fondo – ha solo dichiarato estinto il procedimento perché non è stata presentata una istanza di fissazione di udienza».

La replica. È solo l’inizio delle tante repliche. Roberto Fresu apre la corposa cartella di documenti e mostra autorizzazioni e pareri che a suo dire smonterebbero ogni contestazione. «Ho recintato sulla base di una autorizzazione edilizia (la n° 20/2004). Avevo in mano anche il parere favorevole della Capitaneria che solo in un primo momento aveva detto no sostenendo che l’inserimento di una recinzione avrebbe precluso l’utilizzo di quella fascia costiera ai bagnanti. Ma poi aveva annullato in via di autotutela quel diniego. E sono in possesso infine dell’autorizzazione dell’Ufficio tutela del paesaggio che dice: “L’opera in questione non incide direttamente con gli elementi di pregio paesistico ed è coerente con i valori tutelati”. Mi hanno solo posto delle condizioni che ho rispettato: la recinzione in paletti a maglia metallica tinteggiata di verde e con un’altezza massima di 1,70 metri».

Le denunce. Ma nel corso degli anni Fresu subisce denunce per abuso edilizio che sfociano in procedimenti civili e penali. «Il giudice civile ha rigettato sempre, sul fronte penale invece si è concluso tutto con sentenze a mio favore “perché il fatto non sussiste”». Poi sono arrivati gli atti vandalici, un pezzo di recinzione è stato abbattuto e il ripristino non è avvenuto proprio nel rispetto delle condizioni che erano state imposte. «È vero, ne ho piazzato una più robusta – ammette Fresu – Ma solo per un tratto di 600 metri».

L’ordinanza del sindaco. Ed ecco che arriva l’ultima ordinanza: «si deve procedere con urgenza al ripristino dello stato di legalità e sicurezza» attraverso l’abbattimento della recinzione. «Il sindaco annuncia anche di aver individuato un’impresa che eseguirà l’opera per 22mila euro e aggiunge che se io voglio procedere autonomamente alla rimozione devo comunicarlo entro il 21 agosto. Cosa che faccio, con una mail di posta certificata. Spiego che ho un preventivo di 6mila euro e provvederò quindi con una impresa incaricata da me. Ciò nonostante alle 6 del mattino del 23 agosto vengo avvisato che le ruspe sono a Ezzi Mannu, pronte a demolire. Provo a fermarle ma è inutile. Buttano giù tutto, nonostante l’abuso contestatomi riguardasse solo quei 600 metri di rete, che avrei provveduto a sostituire. Oltretutto, l’impresa che io avevo contattato ora mi chiede i danni. Il 22 agosto avevano infatti aperto il cantiere a Ezzi Mannu e sistemato i cartelli “Lavori in corso” sulla rete. Erano ben visibili ma il sindaco se ne è fregato. Quando il 23 sono stato avvisato che le ruspe del Comune stavano già procedendo ho dovuto bloccare l’impresa incaricata da me. E adesso chiedono la liquidazione dell’importo concordato».

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