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Sassari

archeologia a ossi 

In 3D tutti i segreti delle domus ipogeiche

In 3D tutti i segreti delle domus ipogeiche

OSSI. È terminata la prima fase del Progetto archeologico dell’Università di Edimburgo sulla necropoli di Mesu ’e Montes, 18 domus ipogeiche datate dal neolitico finale alla metà del bronzo (età...

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OSSI. È terminata la prima fase del Progetto archeologico dell’Università di Edimburgo sulla necropoli di Mesu ’e Montes, 18 domus ipogeiche datate dal neolitico finale alla metà del bronzo (età nuragica), tra il quarto millennio e il secondo millennio avanti Cristo. L’èquipe di ricerca, diretta da Guillaume Robin (Università di Edimburgo) e Florian Soula (Università di Aix-Marseille), con tre studenti di Edimburgo, si è avvalsa della collaborazione della Soprintendenza archeologica di Sassari (referente Nadia Canu), degli assessori del Comune di Ossi all’archeologia Fabio Mudadu e alla cultura Laura Cassano e del gruppo ArcheoFoto Sardegna (referente Nicola Castangia). Un contributo logistico importante è stato dato dal Comune in collaborazione con la Parrocchia, che ha messo a disposizione alcuni spazi dell’Oratorio. Obiettivo della ricerca, spiega Guillaume Robin nella relazione conclusiva, è stato quello della tutela dei siti e della valutazione sul potenziale archeologico, attraverso rilevamenti in 3D delle tombe e di tutta la necropoli. Particolare attenzione, informa, è stata messa nell’architettura interna delle tombe, molto complessa in quanto composta da diverse camere con interessanti decorazioni scolpite, che sono state rilevate con tecniche di “close-range” fotogrammetria, mentre la topografia del sito è stata rilevata con riprese aeree messe in opera attraverso un drone, di seguito elaborate in 3D sempre con la tecnica fotogrammetrica. Il progetto ha anche consentito lo sviluppo di ricognizioni sistematiche nelle zone attorno alla necropoli con un Gps topografico in modo da ottenere una mappatura molto precisa della presenza di materiali di superficie, senza farne la raccolta. Sono stati rilevati più di 14 mila oggetti o frammenti preistorici (ceramica, selce, ossidiana), alcuni rilevati in 3D sul campo per una migliore restituzione scientifica. Una particolare area di concentrazione di materiali archeologici, osserva Robin, porta a pensare all’abitato preistorico, che futuri scavi potrebbero permettere di identificare. Nelle prossime settimane l’èquipe effettuerà l’elaborazione dei dati acquisiti per ottenere i risultati finali: modelli 3D delle domus, topografia 3D della necropoli e delle zone attorno, Gis e mappatura dei materiali di superficie, catalogo 3D e disegni di una selezione dei materiali di superficie. Guillaume Robin ritornerà in seguito ad Ossi per presentare i risultati del progetto, che saranno messi a disposizione della Soprintendenza e del Comune. Soddisfazione per i risultati della ricerca è stata espressa dall’amministrazione comunale, insieme alla gratitudine alle università di Edimburgo e di Aix-Marseille per aver confermato con la propria iniziativa la presenza nel territorio di Ossi di un notevole patrimonio archeologico.

Pietro Simula

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