La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, a rischio la scuola di Neurochirurgia

di Paoletta Farina
Sassari, a rischio la scuola di Neurochirurgia

Mobilitazione di medici e allievi: per mancanza di docenti, il ministero taglia l’unico corso di specializzazione dell’isola

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SASSARI. La notizia è ufficiosa e non ufficiale ma è di quelle che stanno scuotendo la facoltà di Medicina: Sassari rischia di perdere la scuola di specializzazione in neurochirurgia e con Sassari tutta la Sardegna perché il corso di formazione post lauream è uno di quelli di alto livello, considerato che i neurochirurghi sono stati sempre considerati l’élite della chirurgia, ed è l’unico esistente nell’isola.

Si sta aspettando la pubblicazione del decreto del ministero dell’Università e ricerca, attesa per i prossimi giorni, ma le cose sembrano ormai fatte, secondo quanto hanno annunciato anche 11 consiglieri regionali del Pd ed esponenti di altre forze politiche . Nell’elenco ufficioso degli atenei che avranno la scuola di specializzazione quello turritano non compare. Il perché è presto spiegato: non ha i criteri necessari per l’accreditamento che, nel caso specifico, riguardano la mancanza di un numero di docenti sufficiente a garantire una .

Un problema che riguarda anche altre scuole di specializzazione dell’Università sassarese, tanto che in bilico ci sono, oltre a neurochirurgia, neurologica e anatomia patologica. E che interessa anche Cagliari dove rischiano di scomparire chirurgia generale, medicina dello sport e nefrologia, anche quest’ultima unica in Sardegna.

Gli allievi medici e gli studenti di Medicina si sono già mobilitati a livello nazionale perché il nuovo sistema di accreditamento ha provocato uno sconquasso non solo in Sardegna. Giovedì 28, a Roma c’è stata una manifestazione indetta dai giovani medici di Anaao Assomed e Fimmg proprio per accendere ancora una volta i riflettori sul problema. Che ha origini lontane, a causa di decisioni prese con scarsa lungimiranza e in un quadro di tagli alle risorse della sanità.

Da anni nell’Università sassarese, ma accade un po’ in tutta l’Accademia italiana, il blocco del turn over ha impoverito gli organici, al punto che interi reparti sono sguarniti di personale mentre fuori i giovani laureati aspettano per anni di potersi inserire all’interno delle strutture sanitarie. E se si considera che entro quattro, cinque anni in Sardegna ci sarà una uscita di massa dal sistema sanitario di medici e specialisti per raggiunti limiti di età, si aprirà un vuoto che non potrà essere colmato se allo stesso tempo, e appare paradossale, si riducono anche le opportunità di formazione specialistica. Considerata la specialità della Sardegna, che continua a soffrire l’isolamento e la lontananza dai grandi centri sanitari, chi curerà in futuro la sua popolazione con un servizio di livello a cui ha diritto secondo Costituzione? I pazienti dovranno attraversare il mare? E i laureati fare altrettanto? La scuola di specializzazione in neurochirurgia viene considerata di alta formazione ed è attualmente frequentata da specializzandi provenienti da tutta Italia, segno che la qualifica ulteriormente. Possiede macchinari e attrezzature all’avanguardia, ha rapporti con ospedali di tutto il mondo.

Negli anni, chi ha gestito la sanità, a livello regionale e nazionale, non ha pensato di programmare le reali esigenze del territorio. Ha operato tagli che hanno avuto soltanto riflessi negativi sui livelli di assistenza, mente non ha razionalizzato la spesa che infatti in Sardegna continua a lievitare. E mentre mancano ovunque garze e farmaci, si continua a pagare lautamente super manager . Ma la musica non cambia.

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