La Nuova Sardegna

Sassari

«Seimila cattedre con la tutela della lingua»

«Seimila cattedre con la tutela della lingua»

La sfida della Flc-Cgil: «Le Regione scongiuri i tagli nella scuola sfruttando la legge per le minoranze»

04 novembre 2017
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SASSARI. Tutelare la minoranza linguistica sarda per creare seimila posti di lavoro nelle scuole dell’Isola. È l’appello-ultimatum che la Flc – Cgil provinciale di Sassari lancia alla Regione per scongiurare futuri tagli negli organici degli istituti sardi, e sfruttare le leggi nazionali già esistenti per salvaguardare la lingua e incrementare le cattedre in Sardegna.

O la politica si darà da fare per avviare questo processo già dal prossimo anno scolastico, «o ci rivolgeremo al tribunale, e sarà un giudice a far applicare nelle scuole sarde le norme che tutelano la minoranza linguistica», proclama il segretario provinciale Flc Cgil, Luigi Canalis, affiancato da Antonio Deiara, docente di musica e referente per il sindacato sul tema scuola e legislazione sulle minoranze linguistiche.

La sveglia della Cgil suona dopo pronunciate nei giorni scorsi in Parlamento dal sottosegretario all’istruzione, Vito De Filippo: rispondendo a una interpellanza presentata dal deputato Mauro Pili sugli organici della scuola sarda, il rappresentante del Governo «ha invitato tutti i sardi a ringraziare del fatto che a fronte dei duecento tagli necessari in organico in Sardegna, ne siano stati praticati solo cento», spiega Canalis.

Da qui nasce l’invito della Cgil al governo regionale: «Le misure da applicare non solo per evitare i tagli nella scuola, ma perfino per aumentare gli attuali organici di seimila unità, esistono già, basterebbe metterle in pratica», precisa Antonio Deiara. Le norme cui fanno riferimento Deiara e Canalis sono quelle nazionali a tutela delle minoranze linguistiche, e in particolare l’articolo 6 della Costituzione italiana, la Legge 482 del 1999, il Decreto legislativo 13 gennaio 2016, numero 16 in applicazione delle direttive europee sulla tutela delle minoranze linguistiche, il DpR 275 del 1999 sull’autonomia scolastica e il DpR81 del 2009 sulla strutturazione degli organici nei territori abitati dalle minoranze linguistiche. Applicando i dettami di queste leggi si aprirebbero frontiere finora mai varcate per la scuola sarda: «Si avrebbe un molteplice effetto benefico: si recupererebbero seimila cattedre, quindi seimila posti di lavoro, e si contribuirebbe concretamente a porre un freno sia allo spopolamento delle zone interne della Sardegna, sia alla dispersione scolastica», spiega ancora Deiara.

«Questo perché le grazie alle norme a tutela delle minoranze linguistiche si potrebbero costituire classi composte da 15-20 alunni, per arrivare anche a 10 nei piccoli centri. E la soglia per mantenere le autonomie scolastiche degli istituti si abbasserebbe da 600 a 400 alunni». (v.g.)

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