La Nuova Sardegna

Sassari

Volontari in prima linea per combattere i vandali

di Giovanni Bua
Volontari in prima linea per combattere i vandali

Il comitato per Sant’Orsola aggiusta panche e giochi al parco Adelasia Cocco Il presidente: meglio rimboccarsi le maniche che farsi prendere dalla rabbia

23 gennaio 2018
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SASSARI. Due grandi panche, sfasciate a calci dai soliti vandali, tirate di nuovo a lucido. Come le altalene, riportate a nuova vita. E, visto che c’erano, tre bustoni di immondizia raccolti e anche una veloce ma utilissima potatura dei rami che, pericolosi, penzolavano dopo la maestralata dei giorni scorsi. E, alla fine della domenica di lavoro, una festosa merenda sotto la grande quercia di via Marginesu insieme a tutti i volontari, arrivati dai quattro angoli della città.

Il parco. Così il comitato di quartiere per Sant’Orsola ha rimesso a nuovo, come promesso, il parco Adelasia Cocco, sulla Buddi Buddi, l’area verde da 1500 metri quadri inaugurata nel 2015 e troppo spesso “piegata” dalla voglia di sfasciare tutto dei soliti ignoti. Che nel mirino mettono scuole, piazze, aree gioco e parchi, spesso faticosamente tirati su con caparbietà dai residenti e, soprattutto nelle aree periferiche, unici spazi di aggregazione possibili per bambini e famiglie.

Vandali. «Quando assistiamo a questi atti di vandalismo – sottolinea Francesco Piras – la tentazione è quella di lasciarsi andare al risentimento e alla rabbia, ma non serve a niente. E allora meglio rimboccarsi le maniche e rimettere tutto a posto, dando ai nostri ragazzi il giusto esempio».

Il comitato. Lui è il presidente del comitato per Sant’Orsola, il primo ad essersi costituito formalmente in città dopo la chiusura delle circoscrizioni, nel 2013. Sotto la sua tutela quasi 5mila residenti e, oltre alla parte storica del quartiere, anche quella “nuova” che si interseca con Latte Dolce arrivando fino alla Buddi Buddi. Una macchina rodata e strutturata, con due presidenti, vice, tesoriere e segretario, che si riunisce, almeno una volta al mese e si regge in piedi solo grazie alla autotassazione dei partecipanti e dei residenti del quartiere e alle iniziative di autofinanziamento. «Facciamo tutto da noi – sottolinea Piras, un passato decennale nella circoscrizione e un impegno attuale che diventa sempre più a tempo pieno –. Basti pensare che ci riuniamo in un garage. La mancanza di spazi pubblici è infatti uno dei talloni di Achille del nostro quartiere, e una delle rivendicazioni che con più energia portiamo avanti con l’amministrazione».

I campetti. Rivendicazioni e battaglie di cui l’elenco negli anni si allunga. Alcune a lieto fine, come lo storico campetto di basket, inserito prima nelle “Aree dei nuovi nati”, con l’impianto di 100 nuovi alberi, e poi rimesso a nuovo grazie a qualche festa di raccolta fondi e il preziosissimo aiuto dell’ex cestista della Dinamoi, residente del quartiere, Luca Angius. Stessa buona sorte per un campetto di calcetto nell’area della “veccia quercia” (diventata su sollecitazione del comitato, albero monumentale nazionale) di via Marginesu, che fino a qualche anno fa era solo un luogo abbandonato e mal frequentato e dove ora spicca anche una attrezzata area picnic.

Le battaglie. E poi le battaglie per l’accesso alla 131, con l’eliminazione del semaforo in uscita “spuntata” tra le cose ottenute, e l’obiettivo di allargare la strada di accesso alla parte storica ancora tutto da conquistare. E la decisiva partita legata agli spazi di socializzazione, con piazza Bande in via di ultimazione: «Ma il piazzale della chiesa da rimettere a nuovo», spiega Piras. Insomma i tanti problemi di un quartiere che potenzialmente potrebbe essere un paradiso verde, ma è sempre a un passo dal diventare un dormitorio dimenticato.

La forza. A provare a impedirlo il battagliero comitato: «Siamo una quindicina – spiega il presidente – sempre presenti. Ma le iniziative specifiche coinvolgono sempre più persone. D’altronde è questa la nostra forza: affrontare problemi ben precisi e metterci la faccia e le mani per risolverli. Questo ci rende immuni da lottizzazioni partitiche. Qui solo chi lavora è ben accetto. E il Comune è un interlocutore, con cui avere un dialogo franco, e anche duro, ma non una contrapposizione a priori. Ci sono tanti modi di prendersi cura del proprio quartiere. E tanti problemi che si posso risolvere da soli. Come quelli del Parco. Ora le panchine e l’altalena funzionano. E pensiamo di aver dato uno schiaffo virtuale ai vandali, che speriamo faccia più male di quelli veri che a volte verrebbe tanta voglia di dargli».

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