Bonifiche a Porto Torres oggi la Regione delibera
di Gianni Bazzoni
L’assessora all’Ambiente Donatela Spano presenta il documento finale in giunta La Provincia avrà poi 30 giorni per il via libera. La svolta dopo 11 anni di attesa
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SASSARI. Ripulire il territorio, secondo il principio del “chi inquina paga”. Le bonifiche delle aree dell’ex Petrolchimico di Porto Torres sono ormai una pratica storica: lunghi anni di preparazione, di confronti e attese, tanto da far credere che non si dovesse mai arrivare alla fine. E la cosa strana sta nel fatto che proprio nel momento in cui nessuno ne parla più - e persino il territorio che ne aveva fatto uno dei cavalli di battaglia assiste in silenzio - si entra nella fase esecutiva. Oggi, nella riunione della giunta regionale, l’assessora all’Ambiente Donatella Spano, presenterà la delibera che dovrà essere licenziata dall’esecutivo guidato da Francesco Pigliaru. Si tratta del penultimo passo, perché poi la palla passa alla Provincia di Sassari che entro 30 giorni dovrà rilasciare il documento amministrativo dell’Aia (l’Autorizzazione ambientale integrata) che prelude all’apertura dei cantieri.
Quanto tempo servirà ancora? Molto dipende “dalle carte”. Syndial - la società del gruppo Eni che è incaricata dei piani di risanamento e bonifica - aveva già fatto sapere di essere pronta. Dopo l’ultima Conferenza di servizi tenuta a Cagliari a metà gennaio, che si era chiusa con la concessione della Via con alcune prescrizioni, il confronto tra le sezioni tecniche è andato avanti senza sosta. E le specifiche sarebbero arrivate a destinazione, insieme al cronoprogramma già allegato al progetto “Nuraghe Fase 1”, quello che riguarda la bonifica della cosiddetta “collina dei veleni” di Minciaredda. Anche i pareri necessari di Genio Civile, Arpas e Comune di Porto Torres dovrebbero essere cosa fatta. Per la costruzione della piattaforma tecnologica (relativa al trattamento dei materiali), in particolare, era attesa la concessione da parte del Comune di Porto Torres.
Sarebbe interessante se - anche in considerazione del tempo perso in circa 11 anni - ora si provasse con uno sforzo comune di tutte le componenti in campo ad anticipare gli interventi. Syndial - anche di recente - aveva fatto sapere che le imprese ingaggiate sono sotto contratto e che si sta aspettando il disco verde per procedere con il rilascio dei permessi. Dal momento in cui tutte le autorizzazioni (anche quelle di secondo livello) saranno sul tavolo, potrebbero servire al massimo due settimane per aprire i cantieri.
E sarebbe un bel segnale. Dopo una storia di inquinamento e contaminazione, ora si può aprire una fase nuova, con l’impegno finalizzato alla bonifica del territorio e alla creazione di opportunità importanti proprio attraverso la riproposizione dei territori risanati. In quelle aree Syndial ha speso più di 280 milioni di euro, in ballo ce ne sono altri 400. Sono state rimosse e smaltite le peci, completate altre operazioni. C’è una barriera idraulica lunga quasi 3 chilometri con i pozzi che monitorano le acque di falda. Su quei valori stanno lavorando l’Arpas e gli altri enti. Porto Torres dovrebbe essere uno dei pochi siti in Italia dove l’acqua viene trattata recuperata e impiegata per usi industriali (da Versalis). Presto dovrebbe essere completato anche il percorso per la bonifica della “darsena dei veleni” che passa attraverso un bando pubblico europeo.
Attenzione, vigilanza, ma anche concretezza: servono questi elementi per dare esecuzione al piano delle bonifiche, passaggio fondamentale per il futuro del territorio del nord Sardegna.
Quanto tempo servirà ancora? Molto dipende “dalle carte”. Syndial - la società del gruppo Eni che è incaricata dei piani di risanamento e bonifica - aveva già fatto sapere di essere pronta. Dopo l’ultima Conferenza di servizi tenuta a Cagliari a metà gennaio, che si era chiusa con la concessione della Via con alcune prescrizioni, il confronto tra le sezioni tecniche è andato avanti senza sosta. E le specifiche sarebbero arrivate a destinazione, insieme al cronoprogramma già allegato al progetto “Nuraghe Fase 1”, quello che riguarda la bonifica della cosiddetta “collina dei veleni” di Minciaredda. Anche i pareri necessari di Genio Civile, Arpas e Comune di Porto Torres dovrebbero essere cosa fatta. Per la costruzione della piattaforma tecnologica (relativa al trattamento dei materiali), in particolare, era attesa la concessione da parte del Comune di Porto Torres.
Sarebbe interessante se - anche in considerazione del tempo perso in circa 11 anni - ora si provasse con uno sforzo comune di tutte le componenti in campo ad anticipare gli interventi. Syndial - anche di recente - aveva fatto sapere che le imprese ingaggiate sono sotto contratto e che si sta aspettando il disco verde per procedere con il rilascio dei permessi. Dal momento in cui tutte le autorizzazioni (anche quelle di secondo livello) saranno sul tavolo, potrebbero servire al massimo due settimane per aprire i cantieri.
E sarebbe un bel segnale. Dopo una storia di inquinamento e contaminazione, ora si può aprire una fase nuova, con l’impegno finalizzato alla bonifica del territorio e alla creazione di opportunità importanti proprio attraverso la riproposizione dei territori risanati. In quelle aree Syndial ha speso più di 280 milioni di euro, in ballo ce ne sono altri 400. Sono state rimosse e smaltite le peci, completate altre operazioni. C’è una barriera idraulica lunga quasi 3 chilometri con i pozzi che monitorano le acque di falda. Su quei valori stanno lavorando l’Arpas e gli altri enti. Porto Torres dovrebbe essere uno dei pochi siti in Italia dove l’acqua viene trattata recuperata e impiegata per usi industriali (da Versalis). Presto dovrebbe essere completato anche il percorso per la bonifica della “darsena dei veleni” che passa attraverso un bando pubblico europeo.
Attenzione, vigilanza, ma anche concretezza: servono questi elementi per dare esecuzione al piano delle bonifiche, passaggio fondamentale per il futuro del territorio del nord Sardegna.