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Sassari

Realizzò parco eolico di Ploaghe, in carcere il “Signore del vento”

di Gianni Bazzoni
Realizzò parco eolico di Ploaghe, in carcere il “Signore del vento”

Arrestato Nicastri, collegato a Matteo Messina Denaro. Blitz della Dda di Palermo, in manette altre 11 persone

14 marzo 2018
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PLOAGHE. Torna in carcere il “Re dell’eolico” o il “Signore del vento”, chiamato così perché era stato tra i primi a puntare sul business dell’energia pulita. Vito Nicastri, 61 anni, ex elettricista di Alcamo, che era già stato arrestato nel 2009 nell’ambito di una operazione che aveva compreso anche il parco eolico realizzato a Ploaghe (a conferma degli interessi bene avviati in Sardegna), è finito in manette ieri insieme ad altre 11 persone sospettate di aver coperto e finanziato la latitanza del boss ricercato Matteo Messina Denaro. L’impianto di Ploaghe, completato nel 2005, era stato realizzato dalla Ivpc,. Secondo quanto emerso dall’inchiesta di allora, Nicastri aveva svolto il ruolo di “facilitatore” con la vendita chiavi in mano di impianti eolici capaci di garantire ricavi milionari.

Ora un nuovo capitolo delle indagini che nasce dalla vendita all'asta di terreni della famiglia degli esattori mafiosi Salvo. L’inchiesta della Dda di Palermo ha portato all’arresto di 12 tra capimafia e favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro appartenenti alle «famiglie» di Vita e Salemi, nel Trapanese. Secondo gli inquirenti Cosa nostra, attraverso imprenditori complici, avrebbe messo le mani su ettari di vigneti del nipote di Ignazio Salvo, Antonio, sorvegliato speciale dopo una assoluzione da una accusa di mafia, e della moglie Giuseppa, parente del trafficante di droga mafioso Salvatore Miceli.

«Ricordo distintamente che Salvo – racconta una testimone – ebbe a dirmi che, attraverso Nicastri, Messina Denaro avrebbe ottenuto la grande soddisfazione di appropriarsi di beni che appartenevano alla famiglia Salvo».

Non è certo un nome nuovo per gli investigatori della Dia quello di Vito Nicastri. I suoi presunti legami con il padrino di Castelvetrano gli sono costati sequestri per centinaia di milioni di euro. Di lui, tra gli altri, aveva parlato il pentito Lorenzo Cimarosa, nel frattempo morto, indicandolo come uno dei finanziatori della ormai più che ventennale latitanza di Messina Denaro. Il collaboratore di giustizia aveva raccontato di una borsa piena di soldi che Nicastri avrebbe fatto avere al capomafia attraverso un altro uomo d’onore, Michele Gucciardi. Sull’ammontare del denaro, il testimone aveva detto: «La borsa era chiusa e non ho potuto contarli»

Il nome di Nicastri, “Il signore del vento” - come lo aveva definito qualche anno fa il Financial Times - era emerso anche dai “pizzini” trovati nell’abitazione dei boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo, arrestati nel 2007. In quei messaggi - come spiegato dagli investigatori - si parlava di accordi che riguardavano Nicastri e un altro importante operatore che si muoveva nel settore delle energie rinnovabili, Mario Giuseppe Scinardo, socio di Nicastri.

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