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Zona Franca a Tula Il Comitato: «Stanchi di attendere risposte»

TULA. «Gli enti pubblici non danno risposte ai cittadini per il fastidio di dover dare risposte negative o per mancanza di correttezza etico-politica?». Propende per questa seconda ipotesi in...

29 agosto 2018
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TULA. «Gli enti pubblici non danno risposte ai cittadini per il fastidio di dover dare risposte negative o per mancanza di correttezza etico-politica?». Propende per questa seconda ipotesi in comitato Pro Zona Franca di Tula, che dopo aver più volte, e anche recentemente, chiesto conto al Comune e alla Regione dei passi fatti per avviare l’iter di creazione della zona franca al consumo, attende ancora di «conoscere le eventuali considerazioni o intenzioni dei nostri amministratori». Un «comportamento omissivo» che «è ormai costume o prassi comune alla stragrande maggioranza delle amministrazioni statali, regionali o locali, in barba a tutti i regolamenti degli stessi enti sulla trasparenza e sul buon rapporto con il cittadino», dice il presidente del comitato tulese Claudio Meloni. Un «comportamento che viene adottato (anche nei confronti di consiglieri comunali di minoranza e non o considerati troppo diligenti o scomodi) molte volte con l’avvallo o addirittura dietro consiglio di un segretario o direttore generale consapevole della sicura impunità, nonostante tali persone (secondo la Corte dei Conti) incarnino la figura professionale alla quale, è per legge “demandato il ruolo di garante della legalità e della conformità dell’azione amministrativa alle leggi, agli statuti ed ai regolamenti». Le mancate risposte alle richieste sulla zona franca non sono che lo specchio di un malcostume generale, dice in sostanza Meloni, una prassi talmente comune che ormai «il cittadino o non chiede più, o se lo fa sa bene che non riceverà alcuna esaustiva, risposta». Il caso più emblematico è quello delle istanze che un tempo venivano presentate al Prefetto e che ora sono invece competenza dell’assessorato regionale agli Enti Locali, con una legge che però «nonostante gli assegni le competenze, non lo mette però in grado di procedere in merito, poiché non prevede nessuno schema o indirizzo sanzionatorio», ma rileva anche quello del difensore civico regionale, che di fatto «non può intervenire in una materia in cui le decisioni assunte costituiscono espressione della libertà e discrezionalità connaturate all’esercizio del potere politico o perché non ha competenze sulle richieste e controversie tra il cittadino e le amministrazioni comunali». (b.m.)

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