La Nuova Sardegna

Sassari

Culture e religioni trovano casa

di Giovanni Bua

Arcivescovado, Comune e Regione uniti per creare un polo di alta formazione agli ex Sordomuti

09 ottobre 2018
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SASSARI. Un centro di alta formazione interculturale e interreligioso finalizzato alla ricerca e alla formazione specialistica, luogo di apertura, contaminazione, possibilità, per tutti. E volano di rilancio della città, e del suo ruolo di protagonista culturale.

È un progetto da lustrarsi gli occhi quello che ieri pomeriggio l’arcivescovo Gian Franco Saba, il presidente della Regione Francesco Pigliaru e il sindaco Nicola Sanna hanno lanciato con la firma di un protocollo di intesa nella sala del trono dell’Arcivescovado. A iniziare dal luogo scelto per ospitare il centro, ennesimo tassello del progetto che Saba sta dispiegando dal suo arrivo in città: i locali dell’edificio ex Sordomuti della Fondazione sassarese Figlie di Maria, un’impostante pezzo di storia della città, lunga 180 anni, che affonda le sue radici nella formazione scolastica e nell’educazione dei bambini svantaggiati e che da anni non naviga in buone acque.

E proprio la fondazione, di cui Sanna e Pigliaru sono membri del consiglio direttivo, cederà in uso gratuito, per cinquant’anni, i locali dell’edificio di via Rolando, nel cuore universitario-studentesco di Sassari, all’Accdemia casa di popoli, culture e religioni, il “contenitore” tramite cui l’arcivescovo vuole dare corpo al suo progetto di mutuo sostegno, integrazione, conoscenza e pacifica convivenza. Da raggiungere anche e soprattutto attraverso una diffusa conoscenza.

Un progetto, promosso dall’Arcidiocesi anche grazie alla “robusta” collaborazione con l’università turritana, con cui Saba «intende contribuire alla definizione di un’offerta formativa nel settore della ricerca specialistica e della formazione scientifica di particolare interesse sociale e culturale, garantita a studenti capaci e meritevoli anche se privi di mezzi, così da favorire l’integrazione dei popoli e delle civiltà in una società multietnica, multiculturale e multi religiosa nel contesto europeo e internazionale».

«Oggi più che mai abbiamo bisogno di strutture e infrastrutture materiali e immateriali dedicate al confronto dei popoli e al dialogo internazionale nel Mediterraneo – ha spiegato Francesco Pigliaru –. Sono convinto, da sassarese, che questa città abbia un ruolo importante da giocare come capitale di un territorio più ampio, offendo servizi che si estendono non solo al territorio del Nord-ovest ma anche ai paesi del Mediterraneo. Questo progetto coraggiosamente propone di aprirsi e creare strutture concrete, in una strategia in cui tutti vincono: Sassari perché porta a casa un progetto importante e la Fondazione Figlie di Maria perché acquista una prospettiva, dopo tanti anni di difficoltà».

«Dopo un anno di confronto, sigliamo questo progetto che porta a uno snodo significativo il dialogo intercorso e incentiva la vocazione originaria della Fondazione, sempre legata alla dimensione dell’uomo e della socializzazione - ha spiegato l'Arcivescovo Gian Franco Saba –. Nel momento in cui la diocesi rielabora il suo patrimonio immobiliare, prevediamo nuovi spazi di dialogo, di ascolto e di investimento sulla persona umana».

«Siamo alle battute conclusive di un dialogo in atto da diverso tempo – ha sottolineato il sindaco di Sassari Nicola Sanna –. Un dialogo tra istituzioni, civili e religiose, che trova oggi, con la firma del protocollo, la sua compiutezza. Si tratta di un’iniziativa dal respiro internazionale, che punta anche alla valorizzazione di un edificio, di proprietà della Fondazione Figlie di Maria, che è parte del patrimonio immobiliare cittadino. Una valorizzazione che si inserisce nel quadro degli interventi di programmazione territoriale integrata del Comune di Sassari. Città che dimostra, con questo progetto condiviso, di essere profondamente aperta, all’alta formazione e al dialogo interculturale e interreligioso».



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