La Nuova Sardegna

Sassari

Protesta sul tetto, in 5 a processo

di Paoletta Farina

I lavoratori Multiss occuparono il palazzo della Provincia: «Chiederemo la messa alla prova»

22 novembre 2018
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SASSARI. Non se l’aspettavano proprio di finire sotto processo e ora sperano di poter chiudere il loro debito con la giustizia ricorrendo alla messa alla prova. Sono costati cari a cinque lavoratori della Multiss i giorni trascorsi sul tetto del Palazzo della Provincia di piazza d’Italia che poi avevano impresso la svolta in quella lunga vertenza. L’occupazione come ultima spiaggia, per il salvataggio dal mare di difficoltà in cui si era ritrovata la società in house dell’ente, con lo spettro incombente della definitiva chiusura e del licenziamento degli oltre 150 dipendenti.

Era il maggio del 2014 quando Massimiliano Ledda, Luca Ballocco, Pierfranco Piredda, Massimo Barra e Pietro Paolo Murittu si affacciarono dal tetto del palazzo sulla piazza, dove manifestavano i loro compagni di lavoro, si formavano capannelli di curiosi e i vigili del fuoco allestivano le misure di sicurezza. A distanza di tre anni, i cinque lavoratori Multiss, oltreché rappresentanti sindacali, hanno ricevuto dalla Procura della Repubblica un decreto di citazione a giudizio. La loro azione disperata per mettere sotto i riflettori della città la situazione di crisi della partecipata della Provincia equivale, secondo il codice penale, ai reati di occupazione arbitraria di edificio pubblico e procurato allarme.

«Non ce l’aspettavamo, anche se comprendiamo che la legge deve seguire il suo corso – dice Pierfranco Piredda, della segreteria della Fisascat Cisl, e la sua voce s’incrina –. Quella comunicazione del pubblico ministero, arrivata nei primi mesi dell’anno scorso, che ci informava di essere imputati, è stata un fatto molto doloroso per tutti noi. Che ancora non abbiamo elaborato».

«Quando abbiamo preso la decisione di richiamare all’attenzione di tutti il fatto che 150 persone rischiavano il posto di lavoro e che sarebbero cessati anche i servizi offerti alle scuole, nei settori dell’ambiente e della manutenzione delle strade, abbiamo creduto di essere nel giusto – continua Piredda –. La Multiss è stata salvata, e adesso abbiamo un futuro a cui guardare. Ma le contestazioni che ci vengono rivolte ci hanno messo davanti a una realtà inaspettata».

I cinque dipendenti ora, con l’aiuto dei loro legali, stanno studiando la strategia difensiva. Le indagini preliminari sono state chiuse e si avvicina la data dell’udienza davanti al giudice monocratico Maria Teresa Lupinu, fissata per il gennaio del 2019. «Chiederemo la messa alla prova che ci consentirebbe un’alternativa al processo – spiega ancora Pierfranco Piredda –. Se il giudice ce l’accorderà, lavoreremo, per un numero di ore che sarà lo stesso magistrato a stabilire, in un’associazione di volontariato». È una misura alternativa che viene offerta a imputati di reati non gravi e che ha esteso il campo di azione dell’affidamento in prova ai servizi sociali, di cui hanno usufruito personaggi più o meno famosi, da Berlusconi all’automobilista sorpreso ubriaco alla guida.

Conclude Piredda: «Quanto è successo mi fa riflettere: con quale serenità i sindacati possono intraprendere azioni a tutela dei lavoratori?»

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