La Nuova Sardegna

Sassari

Neonato muore nel sonno a Sassari

di Gianni Bazzoni
La culla di un neonato
La culla di un neonato

Inutili i soccorsi nella notte, è stata disposta l’autopsia. Si ipotizza che si tratti della sindrome della morte in culla

10 novembre 2019
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SASSARI. La mamma l’aveva controllato poco prima. É tornata più tardi, intorno alle 22, si è avvicinata per una carezza e si è resa conto che c’era qualcosa che non andava. Il figlioletto di poco più di un mese che fino a poco prima dormiva non respirava più. Ha capito che bisognava fare in fretta, ha chiesto aiuto ai familiari, al marito (e anche alla mamma che abita nello stesso stabile), ha iniziato a fare le manovre per la rianimazione. Il bambino non rispondeva agli stimoli.

La conferma drammatica anche dal medico del 118 che è arrivato tempestivamente e insieme agli operatori ha cercato per circa 40 minuti di rianimare il piccolo. Ma non c’è stato niente da fare. A mezzanotte di venerdì 8 novembre il corpicino del bimbo è stato trasferito all’Istituto di Patologia forense dove il medico legale eseguirà l’autopsia.

Non c’è inchiesta, non ci sono indagini da fare per quella che è stata indicata come possibile morte in culla. La chiamano così perché è inaspettata e improvvisa, accade durante il sonno di un bambino al di sotto di un anno e apparentemente sano.

Per diagnosticarla con certezza è però necessario che tutte le indagini successive al decesso del piccolo (autopsia, analisi delle circostanze e l’eventuale storia clinica) abbiano dato esito negativo. É solo allora, quando la morte rimane inspiegata e scientificamente inspiegabile – come sottolineano gli specialisti che da anni studiano il fenomeno – che si parla di “morte in culla”.

Il dramma nell’abitazione alla periferia della città poco dopo le 22. La mamma aveva messo il bimbo a dormire con l’attenzione e l’esperienza che deriva dall’essere madre di altri due figli piccoli, poi era tornata a sistemare gli altri due bimbi. A un certo punto la tragedia, quella morte inaccettabile più di altre e incomprensibile. Il piccolo non aveva niente, visitato di recente anche dal pediatra di famiglia.

Nessun segnale, ottime condizioni di salute, nulla che potesse fare pensare a una possibile tragedia. Anche i primi riscontri degli operatori del 118 avrebbero escluso complicanze particolari: vie aeree libere e assenza di rigurgito, quindi escluso il soffocamento. Resta la tristezza per un fenomeno che sconvolge in modo inimmaginabile la vita dei genitori e dei familiari del piccolo. Una sindrome che fa paura perché colpisce senza alcun preavviso bambini sani.

Di fronte alla tragedia improvvisa non c’è altro da aggiungere. La Sids, morte senza motivo, lascia un dolore enorme che travolge tutti, annulla ogni reazione, toglie le forze. I due fratellini del bimbo non si sono resi conto di quello che stava accadendo in casa. Loro devono continuare a crescere con una speranza nel cuore: quella che il male non esiste, che la morte non può entrare nel mondo di chi ha solo bisogno di amore e dei racconti delle fiabe. E ci vorrà tempo per provare a spiegare che il fratellino non c’è più, per raccontare una storia triste e purtroppo terribilmente vera.

Ora è il momento del dolore e del rispetto. I dati nazionali sono numeri freddi, cifre che non aiutano a coltivare la speranza che qualcosa possa cambiare. La Sids colpisce in Italia un neonato su mille. Il ministero della Salute segnala 250 casi di morte in culla l’anno.
 

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