La Nuova Sardegna

Sassari

Izs: «I reagenti scaduti? È una prassi ridatarli»

Izs: «I reagenti scaduti? È una prassi ridatarli»

Il direttore Laddomada: «I vaccini sono testati, la nostra attività di produzione non presenta ritardi»

30 novembre 2019
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SASSARI. «Abbiamo utilizzato dei reagenti validi e sicuri. Non mi sognerei mai di immettere sul mercato dei prodotti vaccinali che possano arrecare danno ai nostri animali. Ne sarei responsabile anche da un punto di vista civile e penale. E da parte dei veterinari o degli allevatori non c’è stata segnalata alcuna anomalia». Il direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sassari Alberto Laddomada difende la procedura utilizzata. Il 18 giugno scorso l’ente aveva dovuto sospendere la produzione dei vaccini a causa di una fornitura di idrossido di alluminio scaduta. Questa sostanza è un ingrediente dei vaccini che viene fornito in esclusiva dall’Izsdi Brescia. Il 5 giugno Sassari aveva esaurito le scorte, Brescia non può provvedere rapidamente a un nuovo invio, così Laddomada si rivolge all’Izs di Foggia. Vengono spediti 50 litri, ma il prodotto è scaduto da un anno.

«L’idrossido alluminio è un reagente che non presenta particolari problemi di scadenza – spiega Laddomada – che viene indicata dalle case produttrici. È assoluta prassi che una volta riverificata con opportune analisi la validità del reagente, questo può essere utilizzati per un periodo addizionale di sei mesi. La procedura è stata indicata dall’Izs di Brescia, produttore di quel lotto di idrossido poi scaduto, comunicata all’Izs di Foggia, e le analisi di laboratorio effettuate a Foggia si sono rivelate conforme agli standard. A quel punto noi lo abbiamo utilizzato».

Negli ultimi mesi sia gli allevatori che i veterinari, si lamentano delle difficoltà e dei tempi lunghi per ottenere i vaccini stabulogeni. Ricetta elettronica, pagamenti anticipati, poche ore di sportelli aperti, fanno sì che molti utenti preferiscano non rivolgersi più all’Izs.

«I dati che noi abbiamo in possesso sono questi – dice Laddomada – il 90% dei vaccini è stato messo a disposizione del richiedente entro 11 giorni dalla domanda, e oltre il 99% entro 15 giorni dalla richiesta. Abbiamo avuto un ritardo con una pratica. Questo indipendentemente dal carico addizionale di lavoro che si verifica ogni anno, negli ultimi mesi, non solo per la peste suina africana, ma perché spesso i prelievi vengono effettuati tutti a fine anno e i campionamenti finiscono per concentrarsi in una parentesi temporale ristretta. Da qui il sovraccarico di lavoro che si verifica nelle accettazioni, ma che non ha avuto alcun impatto significativo sui tempi di produzione, e di messa a disposizione agli allevatori dei vaccini richiesti».

C’è da precisare, tuttavia, che gli allevatori difficilmente si rivolgono all’Urp per lamentare disservizi o ritardi, ma si rivolgono al loro referente più immediato: ovvero i veterinari.



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