La Nuova Sardegna

Sassari

Acquedotti “scaduti” e bacini insufficienti per alimentare la rete

di Luigi Soriga
Acquedotti “scaduti” e bacini insufficienti per alimentare la rete

La rottura di una condotta Enas ha mandato in tilt il sistema L’unica soluzione è collegare Truncu Reale anche col Cuga

08 dicembre 2019
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SASSARI. L’emergenza dei giorni scorsi (intere città per 100 ore all’asciutto) ha evidenziato drasticamente la vulnerabilità del sistema idrico del Sassarese. Una condotta principale, la Coghinas 2, vecchia 60 anni; un’altra la Coghinas 1, realizzata 70 anni fa, che ormai lavora a mezzo servizio. Entrambe hanno esaurito il loro ciclo di vita, progettate per funzionare efficientemente per mezzo secolo, e adesso scadute e con gli acciacchi del tempo. Mediamente le rotture che si verificano ogni anno sono cinque, ma più invecchiano e più i cedimenti sono da mettere in conto. A quel punto è solo una questione di fortuna: se l’acquedotto si rompe in una zona distante dal bacino, magari vicino a Sassari, allora i disagi saranno contenuti. Perché il tratto da isolare chiudendo le valvole sarà corto, mentre quello integro e ancora pieno di acqua sarà molto lungo e continuerà a servire molti utenti. Ma nei giorni scorsi la rottura è avvenuta proprio a ridosso del punto di prelievo della diga di Santa Maria Coghinas, vicino a Casteldoria, e quindi l’intero acquedotto, man mano che le utenze a valle nei 40 chilometri che lo congiungono a Sassari continuavano ad attingere la risorsa idrica, si è inevitabilmente svuotato. Risultato: potabilizzatore di Truncu Reale a secco e anche tutti i centri abitati connessi alla rete sono rimasti senza una goccia.

Il problema nasce perché non ci sono alternative per alimentare il sistema idrico. Il bacino del Bidighinzu è piccolo e ha problemi di quantità di acuqa. Il bacino del Coghinas è più capiente, ma ha il grosso difetto di essere distante da Sassari e di essere collegato da due acquedotti in cemento armato precompresso ormai in condizioni degradate. Ecco, il Bidighinzu e il Coghinas da soli non sono capaci di erogare un flusso idrico sufficiente ad alimentare la rete del Sassarese. Devono per forza lavorare insieme, e se una delle due si inceppa, succede quel che si è visto nei giorni scorsi. Infatti ci sono delle perdite nel Coghinas 2 che il gestore Enas preferisce non riparare. Perché un 10% di spreco è fisiologico, e poi perché le falle magari si verificano in zone difficili da gestire, in aree franose o inaccessibili. E ogni intervento significherebbe l’arresto dell’attività dei potabilizzatori. Enas in genere approfitta dei lavori di manutenzione di Abbanoa a Truncu Reale per effettuare le riparazioni. Ma non può permettersi di chiudere spesso le valvole, perché i disservizi hanno portate devastanti.

La situazione è ancora più compromessa sull’acquedotto Coghinas 1. Si srotola lungo la costa, e con l’erosione che avanza il tubo in varie zone lambisce addirittura il bagnasciuga. Poi, con l’espansione urbanistica e turistica, si ritrova a passare sotto la pelle dei centri abitati, come per esempio a Lu Bagnu o a Porto Torres. In questi tratti l’acquedotto resta chiuso, perché una rottura di una condotta di un diametro così ampio, significherebbe un reale pericolo di allagamento rapido per le cantine e i seminterrati, e quindi un rischio reale per le persone. Quindi il Coghinas 1, nei tratti più critici è costretto a raccordarsi con l’acquedotto parallelo del Coghinas 2, funzionando di fatto a mezzo servizio.

Le soluzioni percorribili al momento sono due. La prima prevede di attingere l’acqua dal bacino di Muzzone, molto più capiente e generoso, che da solo garantirebbe una riserva capace di soddisfare le esigenze della rete. Ci sono però due problemi: attualmente è utilizzato dall’Enel per usi idroelettrici e il gestore non ha intenzione di cederlo alla Regione per utilizzo potabile. La seconda criticità riguarda la costruzione di un nuovo acquedotto che colleghi Muzzone a Truncu Reale. Si parla di 40 chilometri, di tempi di realizzazione che rasenterebbero i dieci anni, con costi che potrebbero superare anche gli 80 milioni di euro.

L’altra ipotesi non è totalmente risolutiva ma molto più praticabile: alimentare il potabilizzatore di Sassari con l’acqua del Cuga. Anche in questo caso occorrerebbe una nuova condotta, ma molto più corta ed economica. Tra Coghinas, Bidighinzu e Cuga, a quel punto la rete avrebbe tre approvvigionamenti differenti, e non resterebbe più a secco.

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