La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, nove anni sotto processo per un loculo

Luca Fiori
Sassari, nove anni sotto processo per un loculo

Un impiegato comunale di Palmadula nel 2011 aveva “prenotato” a un amico lo spazio per una tomba nel cimitero: assolto

18 dicembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Un favore a un amico a volte può costare caro, ma l’impiegato dell’ufficio di stato civile del Comune di Sassari – in servizio per trent’anni a Palmadula – mai avrebbe pensato che la cortesia fatta al vicino di casa, impaziente di prenotare la concessione per costruire una tomba al cimitero gli sarebbe costata un’odissea giudiziaria lunga nove anni.

Un processo infinito per peculato, che i giorni scorsi si è concluso con l’assoluzione del dipendente comunale – ora in pensione – perché il fatto non sussiste.

Nel 2011 Giuseppe Pintus, ex dipendente comunale di 68 anni, dopo tanta insistenza aveva ricevuto dalle mani dell’amico e compagno di caccia Mario Gildo Dedola, oggi 80enne, un assegno dell’importo di 580 euro. La somma richiesta dall’amministrazione comunale per ottenere la concessione trentennale di un terreno all’interno del cimitero dell’Argentiera per la costruzione di una tomba a due posti.
Lo spazio non si era liberato nel tempo previsto, ma Dedola aveva chiesto all’impiegato di conservare quell’assegno nel cassetto, forte della fiducia che riponeva nell’amico, ma anche della ricevuta – con tanto di timbro del Comune di Sassari – che Giuseppe Pintus gli aveva rilasciato al momento della consegna.

Dopo qualche anno la situazione non si era sbloccata e l’insoddisfazione manifestata da Dedola per non essere riuscito ad assicurarsi il terreno per costruire la tomba di famiglia nel piccolo cimitero della borgata mineraria era arrivata anche alle orecchie dei carabinieri.

Per i militari il comportamento di Giuseppe Pintus non era stato corretto. Non solo, aver ricevuto quell’assegno prima che fosse possibile concedere il terreno nel cimitero dell’Argentiera al pensionato doveva configurarsi come un reato. E per l’esattezza peculato che prevede in caso di condanna una pena da 4 a 10 anni e sei mesi di reclusione.

I carabinieri avevano proceduto d’ufficio e la Procura della Repubblica di Sassari aveva iscritto Giuseppe Pintus nel registro degli indagati. Tra un rinvio e l’altro il processo è andato avanti per anni, ma alla fine è stata fondamentale la testimonianza di quella che per la legge era considerata la parte offesa. In aula, chiamato a testimoniare, Mario Gildo Dedola ha spiegato però ai giudici di non aver mai dubitato della buona fede dell’amico e di aver addirittura riavuto indietro l’assegno prima ancora che il processo iniziasse. Per Pintus, difeso dall’avvocato Giuseppe Lepori, a quel punto il collegio presieduto da Mauro Pusceddu non ha potuto che propendere per l’assoluzione. Arrivata come la fine di un incubo dopo nove anni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative