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Sassari, il “muratore volante” che scala e ripara i palazzi

di Giovanni Bua
Sassari, il “muratore volante” che scala e ripara i palazzi

Luciano Carta, 58 anni, è il titolare di una ditta che si occupa di edilizia acrobatica. «Uso corde e imbragature per mettere a posto le facciate, ma non trovo aiutanti»

07 gennaio 2020
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SASSARI. L’unico modo che c’è per trovarlo è camminare a testa all’insù. Nessuna pubblicità su facebook o sui giornali, nessun tentativo di attirare l’attenzione, anche perché il «muratore volante» di richieste ne ha già più di quante riesce a soddisfare, e gli servirebbe qualche ragazzo volenteroso a cui insegnare, «ma non è facile trovare qualcuno che abbia voglia di passare le sue giornate a lavorare appeso in mezzo al cielo».

Lui è Luciano Carta, 58 anni di vita avventurosa, da un anno responsabile e unico dipendente di “vertical work”, una ditta di edilizia acrobatica con sede in via Duomo, nel cuore della città murata. La sua specialità: piccoli e grandi lavori di restauro e riparazione in quota, appeso a una corda. «Riparo grondaie, cornicioni, facciate, installo antenne difficili e condizionatori. In luoghi dove non è possibile montare un ponteggio, o in situazioni in cui farlo sarebbe troppo costoso. Faccio più in fretta, costo fino al 30 per cento in meno. E il lavoro è fatto a regola d’arte, rispettando chiaramente tutti i crismi della sicurezza».

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L’uovo di Colombo, che anche alcune altre imprese nell’Isola fanno a corredo di interventi più importanti, ma in cui Luciano si distingue per il suo “taglio” da piccolo artigiano, e la sua disponibilità anche per interventi “minori”. «In realtà– spiega – nel resto del mondo l’edilizia acrobatica è conosciuta e regolata da tanto. In Italia, come sempre, siamo arrivati più tardi, ma comunque serve un corso, e un brevetto. Io l’ho preso a Genova, e più della metà della classe è stata bocciata. Non è facile lavorare in quota. Molti che amano le corde non sanno fare i muratori, e quasi tutti i muratori si guardano bene dall’indossare un’imbragatura e stare sospesi a 20 metri a lavorare».

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Non che l’altezza spaventi Luciano, che a 20 anni il “vertical work” lo faceva sulle torri di Fiumesanto, che di metri ne misurano 200. «Non era un ruolo riconosciuto – racconta – ma negli anni ’80 lavoravamo in tutte le zone industriali d’Italia: ciminiere, cisterne, travi da installare ad alta quota». Poi la crisi dell’industria, e una vita da reinventare. «Sono andato a stare fuori, e per anni ho fatto l’educatore in comunità di recupero, ero “maestro di lavoro”. Poi, dal 2007 al 2014, ho aperto una piccola attività edilizia. E ancora, una piccola catena di negozi equosolidali. Alla fine il ritorno a Sassari, e l’idea del vertical work. «Ho sempre amato arrampicarmi – racconta Luciano – e ancora adesso non perdo occasione per scalare qualcuna delle belle pareti di falesia che abbiamo qui intorno. E allora ho pensato di unire la mia esperienza edile alla mia passione per l’altezza. E di tornare al lavoro che facevo da giovane».

Detto fatto, la voce si sparge, e il “muratore volante” inizia a conquistare clienti. «Le cose stanno andando bene – spiega – ma ora la mia preoccupazione è insegnare a qualche giovane, per portare avanti l’attività. Anche se mi sento in grande forma ho 58 anni, e non potrò andare avanti a lungo a scalare palazzi. Ma ho tanto da trasmettere. E, in un mondo in cui tutto scorre veloce, sapere fare le cose in maniera un po’ acrobatica, può essere davvero utile».

Per chi è interessato il consiglio è di camminare a testa all’insù, a caccia di Luciano, il muratore che ama volare.

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