La Nuova Sardegna

Sassari

Aggredisce il suo ex 35enne a processo per stalking e lesioni

di Nadia Cossu
Aggredisce il suo ex 35enne a processo per stalking e lesioni

SASSARI. Non aveva accettato la fine della relazione con l’uomo che era stato il suo compagno di vita per due anni. A un certo punto, infatti, l’incompatibilità caratteriale aveva deteriorato il...

10 gennaio 2020
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SASSARI. Non aveva accettato la fine della relazione con l’uomo che era stato il suo compagno di vita per due anni. A un certo punto, infatti, l’incompatibilità caratteriale aveva deteriorato il rapporto tra i due e lui, un 43enne sassarese, aveva deciso di chiudere la storia.

Decisione che avrebbe letteralmente mandato in tilt la donna. Sarebbero iniziate a quel punto le continue telefonate, messaggi inviati a tutte le ore, appostamenti nel luogo di lavoro di lui, minacce del tipo: “Ti rovino”. Fino ad azioni ancora più pesanti, come – stando alla denuncia da lui presentata ai carabinieri – aggressioni fisiche nei confronti dell’ex e della mamma di lui.

Per questo la donna, di 35 anni, era stata rinviata a giudizio – così come aveva chiesto il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu – per atti persecutori, violenza privata, lesioni personali e anche danneggiamento, in quanto una volta avrebbe lanciato una bottiglia contro l’auto del fidanzato rompendo il parabrezza.

Ieri mattina, davanti al giudice Sergio De Luca è stato sentito un testimone, un uomo (un vicino di casa) che un giorno aveva aiutato la ex “suocera” dell’imputata a chiamare i soccorsi perché, insieme a suo figlio, era stata appena aggredita per strada dalla donna. In quell’occasione era intervenuta anche una pattuglia del 118 che aveva accompagnato la signora al pronto soccorso dove le erano stati diagnosticati traumi al rachide cervicale, contusioni multiple agli arti superiori, frattura alla mano, giudicati guaribili in trenta giorni. L’uomo era ormai esasperato, anche perché la 35enne si presentava anche sul posto di lavoro dell’ex «impedendomi di prendere servizio – aveva raccontato lui ai carabinieri – per discutere della nostra relazione. Era intervenuta anche la guardia giurata che si occupa della sicurezza e che era stata insultata pesantemente». E poi le offese e le minacce senza sosta anche in un periodo nel quale il 43enne aveva dovuto dedicarsi completamente a suo padre, molto malato.

Il processo è stato aggiornato ad aprile per la discussione e, a seguire, la sentenza.

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