La Nuova Sardegna

Sassari

Lifting e nuovi arredi per sei edifici scolastici

Lifting e nuovi arredi per sei edifici scolastici

Il Comune stanzia 369mila euro per l’Anna Frank, De Amicis, Figari, Pigliaru, Gabriel e Bellieni

12 gennaio 2020
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PORTO TORRES. Il Comune ha pubblicato il bando di gara sul mercato elettronico – piattaforma web Sardegna Cat - per il rinnovo degli arredi scolastici in sei scuole. La somma stanziata è di 369mila euro e fa riferimento anche ad attrezzature e tecnologie a supporto della didattica. Gli edifici che beneficeranno dell'intervento sono la scuola secondaria di primo grado Anna Frank in via Porrino, la scuola primaria e dell'infanzia De Amicis in via Azuni, la scuola dell'infanzia Figari in via Balai, la scuola primaria e dell'infanzia Pigliaru in via Monte Agellu, la scuola dell'infanzia Gabriel in viale delle Vigne e la scuola primaria Bellieni in piazza don Milani. Il capitolato prevede nuovo materiale nei corridoi delle scuole, nelle aule, negli ambienti per gli insegnanti e per il personale, nella segreteria, nelle piazze, nelle mense, nei laboratori, negli spazi di apprendimento informale, nelle biblioteche e nei servizi igienici. In molte scuole i banchi, le sedie, gli armadi e tutti gli altri complementi di arredo erano infatti datati e obsoleti. «Grazie alla scheda presentata alla Regione – ricorda l’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Derudas -, realizzata di concerto con le autonomie scolastiche in base ai bisogni segnalati, abbiamo ottenuto il finanziamento e potremo rendere più moderni sia gli spazi destinati alla didattica sia quelli riservati all’espletamento dell’attività amministrativa: verranno dismessi circa 1200 tra vecchi arredi e complementi non più funzionali e ne saranno acquistati quasi 2600». I plessi sono stati individuati dalla Regione, tenendo conto dell’anagrafe di edilizia scolastica, e quelli non inseriti nel progetto sono stati oggetto di precedenti finanziamenti o lo saranno nei successivi.

«Da parte nostra c'è massima attenzione sulle scuole – conclude Derudas – considerato che molti edifici hanno una “carta d’identità” vecchia di diversi decenni». (g.m.)

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