La Nuova Sardegna

Sassari

L’addio al progetto Sprar costa 1,5 milioni di euro

di Giovanni Bua
L’addio al progetto Sprar costa 1,5 milioni di euro

Il termine per prorogare il piano di accoglienza per rifugiati è scaduto ieri sera I fondi ministeriali hanno garantito aiuto a 75 migranti e lavoro fisso a 5 persone

3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Costerebbe quasi un milione e mezzo di euro il no di Palazzo Ducale alla prosecuzione del progetto Sprar. Anzi, per essere precisi 1357800 euro, che il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell'Asilo del Ministero dell'Interno ha messo sul piatto per finanziare dal 1 luglio 2017 al 30 giugno 2020 il sistema di protezione riservato, dopo il decreto Salvini del 2018, ai titolari di protezione internazionale e a tutti i minori stranieri non accompagnati.

Fondi riconfermabili (dopo un nuovo bando di assegnazione del servizio da parte di Palazzo Ducale) per il triennio 2020-2022, con il Ministero che ha pubblicato in gazzetta ufficiale lo scorso 19 novembre le modalità di accesso degli enti locali ai finanziamenti Siproimi (il nuovo acronimo che ha sostituito il più noto Sprar), sottolineando come le domande di prosecuzione e di nuovo ingresso devono seguire una procedura informatizzata sulla piattaforma ministeriale, rendendo note le date per spedire le manifestazioni di interesse degli enti locali che, nel caso di Sassari, era ieri sera alle 18.

Domanda che il Comune, fino a ieri pomeriggio, non aveva presentato. Con Palazzo Ducale che però sul tema «preferisce non rispondere», lasciano aperta una finestra di un paio d’ore in cui la manifestazione di interesse potrebbe, a sorpresa, aver preso la via di Roma. Ipotesi assai improbabile comunque, anche perché la scelta di scendere dal treno degli oltre 1800 Comuni che gestiscono gli 844 progetti che nell’ultimo triennio hanno fornito assistenza a oltre 33600 rifugiati sembra essere meditata. Con il progetto attualmente in corso, che ha come ente attuatore il gruppo Umana Solidarietà “Puletti” di Macerata, che andrà avanti fino al 30 giugno, per poi spegnersi per “mancanza di interesse”, che dovrebbe essere sostituito da un nuovo piano di integrazione di cui però ad oggi nulla è dato sapere.

Aspettando notizie più precise saranno molte le “luci” che si spegneranno quando la onlus di Macerata finirà il suo lavoro. Innanzitutto quelle nelle vite di un centinaio di titolari di protezione internazionale che, secondo criteri rigidissimi di selezione, avrebbero potuto trovare posto nello Sprar sassarese. Dal 1 luglio 2017 al 30 giugno 2020 ad avere una nuova possibilità di vita sono stati infatti ben 75, con 20 tirocini e 60 corsi di formazione attivati, 11 persone che hanno conseguito la licenza media durante la permanenza allo Sprar, 40 persone che hanno trovato lavoro (e regolare alloggio) dentro e fuori dell’Isola, e un ragazzo, Sissoko Siranding Mady, iscritto all’università di Sassari e vincitore di una borsa di studio della Conferenza dei rettori per studenti rifugiati politici. Ma, molto più prosaicamente, si spegneranno le luci anche nei sette appartamenti in cui i stanno i rifugiati, e l’ufficio dello Sprar-Siproimi, con gli affitti regolarmente pagati dal Ministero degli Interni. Che paga anche 5 buste paga ai dipendenti che lavorano per l’ente attuatore del progetto.

Ci sono poi da depennare tutti i costi pratici e sociali che l’amministrazione si dovrà prendere in carico per mantenere i rifugiati, e verrà meno anche lo “scudo” che proteggeva gli assegnatari di Sprar dalle assegnazioni “random” di rifugiati, fissando limiti più stringenti per l’accoglienza.



Primo piano
Cronaca

Perde il controllo della moto e cade sull’asfalto: morto un centauro di 38 anni

Le nostre iniziative