La Nuova Sardegna

Sassari

«Nel casolare ho temuto di morire»

di Luca Fiori

La vittima agli inquirenti: «Prima dello stupro mi ha detto che voleva sposarmi e portarmi in Marocco» 

17 gennaio 2020
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SASSARI. «Ero come paralizzata, non avevo la forza di reagire e in quei momenti terribili ho pensato di tutto, anche che mi avrebbero ammazzata». Ha dovuto ripercorrere passo passo l’incubo vissuto cinque anni fa nel casolare di Codrongianos, davanti ai carabinieri della compagnia di Porto Torres e al titolare dell’inchiesta per violenza sessuale di gruppo, la donna di 50 anni che vive in un paese dell’Oristanese, vittima di uno stupro da parte di un marocchino di 33 anni – conosciuto su facebook – insieme a un suo connazionale.

Il coraggio della donna e la sua memoria durante l’interrogatorio e i successivi sopralluoghi hanno però consentito agli inquirenti di stringere il cerchio e risalire – dopo una lunga indagine – ai due presunti responsabili della brutale violenza e delle minacce. L’inchiesta era partita quando i carabinieri avevano captato una frase della donna durante un’intercettazione nel corso di un’altra indagine. Durante la delicata inchiesta, coperta fino a qualche giorno fa dal massimo riserbo, la vittima dello stupro ha dovuto rivedere la casa degli orrori, il luogo in cui si era consumata la terribile aggressione da parte dei due uomini che i giorni scorsi sono stati raggiunti da un provvedimento restrittivo da parte del giudice delle indagini preliminari Antonello Spanu . Insieme ai carabinieri la vittima dello stupro, che ha dei gravi problemi fisici, è tornata a Codrongianos e dopo aver riconosciuto le strade del paese, ha individuato con certezza dall’esterno anche l’abitazione in cui l’amico conosciuto su facebook – che inizialmente si mostrava carino – l’aveva condotta e poi violentata.

Contattato il proprietario dell’immobile gli investigatori e la vittima dello stupro hanno potuto anche entrare nell’abitazione che nel mentre ha subìto qualche modifica. Nonostante questo la donna non ha avuto dubbi nel riconoscere gli ambienti in cui si è consumata la violenza. «Sì – ha detto agli inquirenti – è proprio qui che sono stata violentata da quei due». È stato lo stesso proprietario poi a confermare ai carabinieri che nel 2015 aveva affittato quel casolare a una famiglia marocchina. Al magistrato e ai carabinieri la donna ha raccontato inoltre in che modo era entrata in contatto con il 33enne che le ha teso la trappola. «Ci siamo conosciuti su facebook – ha spiegato la vittima della violenza – per via di amicizie in comune. Dopo uno scambio di messaggi mi ha detto di volermi conoscere di persona. Mi sono fidata e quando sono arrivata a Codrongianos – ha aggiunto la donna in lacrime – e ha detto e che voleva sposarmi e portarmi in Marocco con lui».

È stato in quel momento, dopo il rifiuto della donna alla proposta di matrimonio, che è cominciato l’incubo. L’amico di facebook si è trasformato improvvisamente nel suo aguzzino. La vittima è stata sopraffatta dalla forza del 33enne e da un secondo uomo comparso all’improvviso. Entrambi l’hanno violentata e poi le hanno scattato delle foto minacciandola. «Se parli con qualcuno – le hanno detto – le mostriamo a tua figlia».

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