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Sassari

Sassari, botte a una donna per rubarle il pc

di Gianni Bazzoni
Sassari, botte a una donna per rubarle il pc

Il 32enne sassarese identificato e arrestato dalla polizia

31 gennaio 2020
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SASSARI. Pochi giorni fa aveva sfondato la porta della casa di una donna di nazionalità straniera e aveva rubato il computer portatile che aveva anche usato come arma per colpirla in modo da garantirsi la fuga. Poi, per niente soddisfatto della sua azione, era tornato a casa della vittima per minacciarla di morte nel caso avesse denunciato quanto accaduto alle forze dell’ordine. In quella occasione, per essere più convincente e per completare l’opera e terrorizzare per bene la donna, l’aveva colpita con una testata e trascinata fuori dall’abitazione lasciando intendere di volerla portare via. All’arrivo della polizia - avvertita da un conoscente della donna - l’uomo era riuscito a scappare e a fare perdere le proprie tracce.

Gli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari, a conclusione delle indagini - e nonostante la paura della vittima che in stato di choc ha avuto difficoltà a fornire elementi utili per lo sviluppo dell’attività investigativa - gli agenti sono riusciti a identificare l’autore della violenta aggressione. Alessandro Udassi, 32 anni, sassarese, con diversi precedenti di polizia, è stato quindi denunciato all’autorità giudiziaria per gli atti violenti compiuti ai danni della giovane donna. L’intensa attività della Mobile ha permesso di mettere insieme tutti gli aspetti della vicenda e di raccogliere elementi di prova importanti. E contestualmente il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Sassari, dopo avere valutato la pericolosità del 32enne e nel timore che potesse allontanarsi dalla città, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento è stato eseguito dalla polizia che ha raggiunto Alessandro Udassi e - dopo avergli notificato l’ordinanza del Gip - lo ha trasferito nel carcere di Bancali.

L’operazione degli investigatori della squadra mobile - nonostante la complessità e le difficoltà incontrate (anche per via dei pochi elementi a disposizione) è stata rapidissima e ha prima permesso di individuare e denunciare l’autore della violenta aggressione, tra l’altro avvenuta in due fasi. E poi di chiudere l’attività con l’esecuzione della misura cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari che ha riconosciuto la pericolosità dell’arrestato.

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